Dopo i buoni risultati dello scorso anno, ritorna il Plastic Radar. Così si chiama il servizio fornito da Greenpeace per segnalare, attraverso WhatsApp, la presenza di rifiuti di plastica nelle nostre spiagge, in mare, nei fiumi o nei laghi. Nel 2018, l’iniziativa ebbe un grande successo, totalizzando oltre 6800 segnalazioni che hanno permesso di fare luce sull’inquinamento da plastica nei nostri mari (lo scorso anno, infatti, Plastic Radar era attivo solo per mari e spiagge). In questo modo è stato possibile capire quali fossero i prodotti in plastica più presenti (monouso, in particolare bottigliette) e a quali aziende appartenessero. Aziende come Coca-Cola, San Benedetto e Nestlè che continuano a produrre e immettere sul mercato tantissimi prodotti in plastica usa e getta, senza occuparsi dell’impatto che essi hanno sull’ambiente.

Per questa ragione, Greenpeace ha ritenuto di attivare nuovamente questo importante strumento di segnalazione e monitoraggio. Ma come funziona esattamente il Plastic Radar? Come si può prendere parte a questo servizio? Molto semplice: “Qualora trovassi un rifiuto in plastica – scrive Greenpeace, che ha predisposto anche un video tutorial – ti basterà inviare, tramite l’applicazione WhatsApp, una foto di tale rifiuto al numero Greenpeace +39 342 3711267. Perché la segnalazione vada a buon fine, ti chiediamo però di inviare una foto in cui tale rifiuto sia facilmente riconoscibile, il brand dell’azienda produttrice sia visibile e, possibilmente, di inoltrare anche le coordinate geografiche del luogo in cui il rifiuto è stato ritrovato”.

Una volta inviate queste informazioni, sarà necessario rispondere ad alcune semplici domande per registrare la segnalazione. I dati raccolti saranno poi messi a disposizione nel giro di 24-48 ore sul sito di Plastic Radar (clicca qui). Questi dati, infatti, vengono analizzati per capire quali sono i rifiuti più diffusi sulle nostre spiagge e chi sono i veri responsabili dell’inquinamento da plastica. Ecco perché è importante che la segnalazione sia completa, dal momento che il marchio può dare importanti indizi su quali sono le aziende che dipendono maggiormente dalla plastica monouso nell’offerta dei propri prodotti, mentre la posizione permetterà di identificare le zone più sensibili e a rischio.

Se, pertanto, ci si trova davanti a cumuli di rifiuti, Plastic Radar chiede di segnalarli uno per volta, in modo che tutte le informazioni siano chiaramente riconoscibili e registrabili. Naturalmente, Greenpeace, accanto alla segnalazione, invita a raccogliere i rifiuti segnalati e a buttarli negli appositi contenitori. Perché alla segnalazione non seguirà un intervento di raccolta e rimozione, che è il compito che spetta a ciascuno di noi.

L’obiettivo di Plastic Radar, infatti, è quello di individuare le cause, i responsabili e le aree più minacciate. Sebbene sia fondamentale che ognuno faccia la sua parte, pulendo le spiagge e gettando i rifiuti che trova, questo non risolverà il problema definitivamente. È importante agire alla radice e avere ben chiare le cause e i responsabili dell’inquinamento da plastica e per farlo c’è bisogno di segnalazioni, dati, informazioni. Proprio quello che è possibile fare con Plastic Radar.

Quest’estate, dunque, salviamo il numero di Plastic Radar e usiamo il nostro smartphone e WhatsApp per una buona causa.

Redazione -ilmegafono.org