Sono passati ormai 8 anni da quella tragica sera del 5 settembre 2010 in cui Angelo Vassallo, sindaco di Pollica, venne brutalmente assassinato mentre tornava a casa a bordo della sua automobile. Ancora oggi è ignota l’identità di chi ha esploso i 9 colpi di pistola che non hanno lasciato scampo al “sindaco pescatore”, come amavano ricordarlo familiari e concittadini, né è stato accertato il movente dell’omicidio. Di sicuro c’è che Angelo Vassallo era un amministratore integerrimo e assolutamente scomodo in un ambiente, quello del cilentano, che da sempre vive lo spettro della camorra. Anche secondo “Libera”, nota associazione contro le mafie, Vassallo è stato assassinato dalla malavita organizzata. Da diversi anni infatti, il suo nome viene ricordato al fianco delle circa 900 vittime innocenti delle mafie attualmente riconosciute dall’associazione.

Originario di Pollica, cittadina del salernitano ricca di spiagge e turismo, Vassallo ha sempre amato la sua terra e, anche a costo di risultare spesso impopolare, l’ha resa una delle perle del Tirreno. Ad oggi le spiagge di Acciaroli, frazione di Pollica nella quale era nato il sindaco, sono tra le più belle e pulite d’Italia, anche grazie all’irriducibile impegno da parte del sindaco contro il fenomeno del littering (l’abbandono illegale di rifiuti in aree pubbliche), che aveva combattuto con multe salatissime. Non si può inoltre non ricordare il suo ruolo cruciale perché la dieta mediterranea fosse riconosciuta dall’UNESCO come uno dei patrimoni orali e immateriali dell’umanità, rendendo la sua città una delle sette comunità emblematiche della dieta mediterranea.

Diventato un punto nevralgico del turismo campano, Pollica ha attirato l’interesse della criminalità organizzata che, stando a molte ricostruzioni, avrebbe cercato di inserire i propri giri d’affari all’interno della cittadina cilentana. Nello specifico, la camorra aveva tentato reiteratamente di prendere il controllo del porto di Acciaroli, un punto che sarebbe potuto diventare il crocevia del traffico di droga oltre a rappresentare un’opportunità per l’abusivismo immobiliare e per lo sversamento di rifiuti tossici. Il sindaco però ha avuto la forza di mettere i bastoni tra le ruote alla camorra, esercitando una meticolosa azione di controllo sui capitali e su chiunque cercasse di avanzare diritti sul posto.

Secondo molti è stato questo il motivo che ha condotto al suo assassinio. Ne sono convinti i familiari che oggi vedono uno spiraglio verso la verità. Proprio a luglio di quest’anno, infatti, la vicenda si è arricchita di un nuovo capitolo. Lazzaro Cioffi, poliziotto già condannato per collusione con alcuni esponenti del narcotraffico campano, è stato iscritto nel registro degli indagati per l’omicidio di Angelo Vassallo. Un’accusa ancora da decifrare visto che l’ex appuntato si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma che fa il paio con le dichiarazioni del fratello di Angelo, Dario, il quale all’indomani dell’assassinio dichiarò che l’ex sindaco aveva tentato invano di denunciare al comando provinciale e al comando centrale dei carabinieri il fatto che esponenti delle forze dell’ordine di Pollica erano “in combutta con personaggi poco raccomandabili”.

Lo stesso Dario Vassallo, qualche giorno fa, in una intervista a Repubblica si è detto fiducioso sull’andamento delle indagini e convinto che “gli inquirenti abbiano imboccato la strada giusta”. Solo il tempo ci dirà se siamo effettivamente vicini alla verità, resta comunque vivissimo il ricordo e l’esempio di chi ha combattuto per difendere la bellezza della propria terra dall’incubo della camorra.

Vincenzo Verde -ilmegafono.org