È trascorso un mese esatto dalla tragedia che ha colpito la città di Genova. Il crollo del ponte Morandi è ancora al centro della cronaca del nostro Paese e agli aspri dibattiti che coinvolgono un disastro che poteva sicuramente essere evitato si affiancano i piani per salvare il salvabile, nel miglior modo possibile. A tal proposito, degna di nota è la questione sollevata recentemente da Legambiente, ovvero quella riguardante lo smaltimento della grande quantità di materiale tragicamente crollato e di quello che verrà ottenuto dall’opera di smantellamento dello stesso viadotto e degli edifici circostanti.
Una questione quantomai delicata ma che, secondo Legambiente, non sta ottenendo quelle attenzioni che invece meriterebbe; l’associazione ambientalista, infatti, sostiene che le figure preposte starebbero strutturando le procedure di smantellamento senza considerare opportunamente come gestire le numerose tonnellate di materiali ricavati da tale demolizione.
Per questo motivo, il monito che lancia Legambiente per il corretto smaltimento è quello di operare in maniera selettiva, distinguendo materiali pericolosi da altre macerie che potrebbero invece essere riutilizzate (nel caso della demolizione degli edifici questa quantità è pari a circa il 98%); inoltre, sempre secondo l’associazione, sarebbe necessario stabilire minuziosamente tutti i dettagli di movimentazione e spostamento materiale, per non influire ulteriormente sulla già difficile situazione della viabilità ligure, oltre alle destinazioni finali di ogni blocco di macerie.
La relazione ufficiale e completa è accessibile cliccando qui.
Manuele Foti -ilmegafono.org
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