“Beccati questo!”, “Beccati quest’altro!”: sembrano le frasi di un fumetto e invece sono i nomi di due torri di cui oggi vi racconterò la storia.
Siamo nei pressi di Chiusi (Siena), in quella che era la zona di confine tra Granducato di Toscana e Stato Pontificio. Fu nel XIII secolo che i senesi, per primi, imposero la propria presenza agli avversari facendo costruire una torre dal nome aggressivo come “Beccati questo”. Con questa piccola torre ottagonale i toscani controllavano il ponte che attraversava il fiume Clanis richiedendo un tributo ai passanti, come in un casello autostradale ante litteram.
Siamo nel Medioevo, non in Brancaleone ma, a volte, la storia supera ogni fantasia. La fazione avversa, infatti, non tardò a rispondere all’affronto subito. I perugini risposero costruendo una torre più grande e in posizione dominante e la chiamarono “Beccati quest’altro” (detta anche “Beccati quello”). Verso la fine del XVI secolo però la torre fatta erigere dai senesi iniziò ad avere problemi. I terreni che la circondavano erano diventati sempre più paludosi durante i primi anni del XVI secolo.
Come mai? Lo stato Pontificio aveva deviato il corso dei torrenti Tresa e Rio Maggiore dal lago Trasimeno verso la Chiana, attorno al 1490. Perché? Questa operazione era stata effettuata, in primis, per evitare che le acque provenienti dai territori avversari si riversassero nel Tevere ed arrivassero a Roma. Per loro fortuna questi simpatici prelati ottennero anche un effetto secondario, che mise definitivamente fuori uso l’antica torre ottagonale avversaria.
“Beccati questo” si trovò infatti sempre più circondata dall’acqua e cadde definitivamente in disuso. Questa storia divertente e dissacrante è assolutamente vera. Le due torri sono ancora in piedi (anche se una è immersa per due terzi nell’acqua) e si ergono a simbolo di un’eterna diatriba, rimanendo sconosciute ai più.
Angelo De Grande -ilmegafono.org
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