Di fronte ai cambiamenti climatici nessuno resta indenne. Altra vittima di questo fenomeno sono le montagne, da sempre simbolo di imponenza e di bellezza dell’ambiente e della natura. A causa di eventi atmosferici estremi sempre più intensi e frequenti che causano valanghe, smottamenti e frane, le montagne si mostrano fragili e vulnerabili. È possibile assistere a lacerazioni di versanti, distruzione di foreste, devastazione di comunità montane e di popolazioni a valle; per non parlare delle siccità ricorrenti e prolungate che mettono a rischio le fonti idriche e la sicurezza alimentare.
L’innalzamento delle temperature sta provocando lo scioglimento dei ghiacciai montani, formatisi nel corso di millenni, riducendo le riserve di acqua dolce utilizzata dai miliardi di persone che vivono a valle. Circa il 60-80 per cento dell’acqua dolce del mondo proviene dalle montagne e questo mette in luce le conseguenze che derivano dai cambiamenti che avvengono sulle vette montane.
Bisogna ricordare che sono degli ecosistemi fragili ma fondamentali, sia perché il 13 per cento della popolazione mondiale vive in montagna, sia per la grande biodiversità che ospitano, vale a dire circa un terzo di tutte le specie vegetali e metà degli hotspots di biodiversità mondiali.
Se già la condizione di chi vive in montagna è critica, gli effetti del cambiamento climatico la stanno rendendo ancora più drammatica. Nei paesi più poveri, una conseguenza dell’insicurezza alimentare e del cambiamento del clima in montagna, è la migrazione. Gli abitanti delle aree montane abbandonano le loro case e le loro terre per andare a vivere nelle aree urbane a valle, aree che sono sempre più sovraffollate e povere. In molte zone montane questa migrazione sta diventando un vero spopolamento, che porta con sé numerosi problemi: cambi fondamentali al tessuto sociale e perdita di servizi ecosistemici e di agrobiodiversità, ma anche di culture millenarie e tradizioni locali.
L’11 dicembre scorso è stata la Giornata internazionale della montagna, durante la quale è stato possibile approfondire le conseguenze del cambiamento climatico nelle zone montane, analizzare le cause della insicurezza alimentare e delle migrazioni e discutere delle azioni possibili per assicurare la piena integrazione delle aree di montagna nei processi di sviluppo nazionali e internazionali.
Tra i vari punti del programma vi è stata la discussione e approvazione del nuovo quadro d’azione (“A Framework for action”) della Mountain Partnership, un’alleanza che conta più di 300 membri, tra governi, organizzazioni internazionali, organizzazioni non governative e settore privato, e che ha come obiettivo il miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni montane e la protezione degli ecosistemi montuosi di tutto il mondo. Il progetto mira a garantire che le aree montane siano integrate nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e nell’attuazione dell’Accordo di Parigi sul clima. Il quadro d’azione, inoltre, includerà misure e politiche che rafforzeranno la resilienza delle popolazioni e degli ecosistemi montani di fronte ai cambiamenti climatici.
Il cambiamento climatico, dunque, ci sta mettendo di fronte a numerose sfide e i suoi impatti sulle montagne riguardano tutti noi ed è fondamentale agire prima che il danno sia irreversibile. I rilievi montuosi sono uno degli ecosistemi più colpiti e a rischio e riuscire ad affrontare questi problemi vorrebbe dire far fronte alla sicurezza idrica e alimentare. Un primo passo, dunque, sarebbe quello di porre il loro sviluppo sostenibile come priorità globale.
Veronica Nicotra -ilmegafono.org
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