Oggi abbiamo il piacere di parlarvi di una gradevolissima artista: Ivana Cecoli. Un’artista nel vero senso della parola, di quelle che ricercano emozioni e le traspongono in note e sfumature melodiche, di quelle che sanno di come esse siano raggiungibili non solo tramite il talento, ma anche attraverso lo studio della musica.
Il viaggio musicale di Ivana inizia quasi per caso, come capita spesso in questo ambito. L’arte arriva e ti travolge, si presenta come quello strumento attraverso il quale, finalmente, si riesce ad esprimere la completa manifestazione interiore, e finisce che se ne rimane assorbiti completamente senza neanche accorgersene. È questa, pressoché, la storia della nostra brava musicista, una storia che si riassume degnamente nel genere musicale scelto e nel suo album di cui vi parleremo nel dettaglio.
Parlando del genere trattato da Ivana Cecoli e della sua musicalità, dobbiamo dire innanzitutto che grande importanza la assume la sua particolare e deliziosa voce, che ricorda quelle della grande scuola canora femminile di qualche decennio addietro; una voce che sa essere, a seconda delle situazioni, delicata o graffiante e che cela sempre, dietro le sue parole, una grande passionalità. Queste doti canore vengono inserite all’interno di un contesto cantautorale mutevole, in cui la musica d’autore spazia incantevolmente verso il folk, verso il jazz, a tratti addirittura verso la musica classica.
“Io non so se tu lo sai”, la sua ultima produzione discografica, si è infatti presentato alle nostre orecchie con tutte queste belle caratteristiche, colpendoci non solo per le qualità vocali di Ivana, ma anche per le bellissime melodie presenti nelle tracce. Nove inediti in cui, ad esempio, pianoforte, violino o sezioni orchestrali strutturano in maniera egregia le classiche ballate tutte italiane, quelle ricche di emozioni e sentimenti, tra cui su tutte ci sentiamo di citare Goccia d’acqua.
All’interno di “Io non so se tu lo sai” non mancano nemmeno delle tracce più vivaci, nelle quali l’interesse si focalizza sull’intreccio di suoni che viene prodotto dalla strumentazione, un intreccio corposo ma sempre elegante, come ad esempio viene mostrato in Che ninna che nanna. All’interno di questo album c’è davvero molto altro, come ha dichiarato Ivana Cecoli ai nostri microfoni (clicca qui per ascoltare la puntata di “The Independence Play” sulla nostra radio web), e noi non possiamo fare altro che collocare il suo lavoro discografico tra quelli più interessanti e piacevoli che ci è capitato di ascoltare e commentare.
Manuele Foti -ilmegafono.org
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