Di libertà di stampa in Italia si comincia a parlare nel 1847/1848. In quell’epoca si lottava per ridurre la censura preventiva sulla stampa. Lo Statuto Albertino gettò le basi per tutelare questo diritto. Passata la dittatura fascista, la libertà di stampa è tutelata nella costituzione italiana dall’art.21: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l’indicazione dei responsabili”.
Questo è stato un diritto difficile da conquistare e riuscire ad ottenere, ma ancora più difficile è riuscire a mantenerlo e tutelarlo. È di pochi giorni fa, infatti, la classifica stilata da Reporter Senza Frontiere a proposito proprio della libertà di stampa nei vari paesi del mondo. L’Italia si è posizionata alla 52esima posizione, recuperando ben 25 posizioni rispetto all’anno passato.
Premessa: il metodo utilizzato da Reporter Senza Frontiere per calcolare il punteggio di ciascun paese è stato più volte criticato. La metodologia segue criteri qualitativi e quantitativi. Viene distribuito un questionario in vari partner nel mondo, tra cui associazioni, gruppi o singoli giornalisti. Le domande sono divise per argomenti e, a seconda di questi, viene calcolato un primo punteggio, mentre per calcolare un secondo punteggio vengono si tiene conto dei giornalisti uccisi nel proprio paese o arrestati, minacciati e quelli licenziati. Questo calcolo è molto soggettivo, poiché l’80% del punteggio è dettato dal questionario sottoposto ai vari partner di RSF.
Tralasciando questa premessa e nonostante il guadagno di 25 posizioni, l’Italia non può certamente ritenersi contenta di questo risultato. Tra le cause di questa debacle, RSF dichiara che avvengono “intimidazioni verbali o fisiche, provocazioni e minacce” e “pressioni di gruppi mafiosi e organizzazioni criminali”, ma tra i problemi ci sono anche “responsabili politici come Beppe Grillo che non esitano a comunicare pubblicamente l’identità dei giornalisti che danno loro fastidio”. Il leader del movimento 5 stelle ha subito replicato, dichiarando che è il sistema ad essere marcio e che lui non si sente il “responsabile di questa mancanza di libertà”.
Certo è che le pressioni politiche subite dai giornalisti italiani non sono poche. Sono stati tanti gli episodi di insulti o minacce ad alcuni giornalisti a causa di un attacco ad un gruppo politico o ad un altro. Allargando un po’ il problema, la classifica mostra come la libertà di stampa non sia mai stata così minacciata come in quest’ultimo anno. Sono ben 72 i paesi in cui possiamo trovare una situazione definita “difficile” o “molto grave”.
Tra questi figurano paesi come Cina, Russia, India e in ultima posizione la Corea del Nord. Se a questi paesi, poi, si aggiungono anche le tante violazioni contro questo diritto da parte del neo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, la situazione diventa ancora più drammatica. Proprio quest’ultimo, qualche mese fa, aveva vietato la partecipazione ad una conferenza stampa ad alcuni giornalisti “scomodi”. Questa, ad esempio, è una violazione enorme in un paese che si è sempre dichiarato promotore di libertà e democrazia.
La situazione nel mondo, non è quindi molto promettente, e tra le cause primarie troviamo proprio politici e capi di Stato, che per interessi personali, violano uno dei diritti fondamentali dell’uomo.
Mattia Cavalleri (Sonda.life) -ilmegafono.org
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