Fermatevi un secondo e scordatevi la parola “Brexit”. Ripercorriamo insieme la storia recente dell’Unione Europea. Con una condizione: quando è nata l’idea? L’Europa nasce come idea di libertà e di liberazione dalle tirannie e dalla guerra. Un’utopia di pace contenuta nel famoso manifesto di Ventotene. Non un Vangelo, ma l’idea di uomini liberi a favore di tutta l’umanità. Questa base fondamentale, sicuramente semplicistica, ha visto negli anni gli Stati avvicinarsi prima economicamente e poi politicamente. Perché? Perché uniti si è più forti che divisi. Perché uniti non si fanno guerre che hanno insanguinato il vecchio continente per secoli.
Adesso arriva la Brexit, ma l’avversione verso l’Europa inizia con la crisi del debito. Sicuramente corrette le critiche al funzionamento politico dell’Unione, alla Troika, alla gestione della crisi. Ma possibile che l’Europa sia solo questo? Possibile essersi dimenticati delle direttive che hanno consentito alla nostra legislazione di procedere più spedita? Possibile dimenticarsi della forza di avere un mercato unico in cui ci si muove liberamente come lavoratori?
Nel bailamme di valutazioni politiche e retorica di questi ultimi giorni ne manca una, devastante. La sinistra europea non esiste. Esistono partiti di centro-sinistra impegnati a risolvere beghe interne e a combattersi tra loro quando prendono il potere: c’è un nazionalismo, ma manca una sinistra. E quando c’è è emarginata. Ogni tanto si vive una fiammata come Syriza che sa scaldare le piazze e nient’altro.
Prendiamo Podemos, per esempio, che è anti-europeista. Perché? La riflessione vera dovrebbe partire più a sinistra. Che ci facciamo? Dove siamo? Perché non creiamo un sentimento comunitario (che forse sarebbe l’unico vero scopo) che sappia appassionare e convincere i cittadini europei. Perdiamo sempre occasioni. Ognuno impegnato a difendere il proprio cantuccio elettorale attaccando questa entità magnifica, questa Fenice, questo santo Graal che è l’Europa.
Allora ci si chiede: è mai esistita? Invece di condurre una battaglia seria profondamente europeista, ma dalla parte delle persone, ci si limita a provare a imitare i populismi. Come si osserva in giro: se offri la brutta copia del populismo le persone preferiranno l’originale. Andrebbe proposta una idea diametralmente diversa. Dire per una volta sì all’Europa: sì ai viaggi, sì all’integrazione, sì agli scambi culturali, sì alla perdita di sovranità, perché la sovranità non vuol dire nulla, perché i confini sono utili solo per i minorati.
Perché dopo la Brexit non eravamo in piazza? Perché non eravamo a dire un sì invece che un facile no? Ormai sembriamo come quelli che dicono “negro”, ma negano di essere razzisti. E dire che qualche anno fa, erano gli anni zero pre-crisi, potevamo avere una Costituzione, ma i referendum di Francia e Olanda ne bocciarono l’adozione. Abbiamo perso una grande occasione, non perdiamone ancora.
Penna Bianca -ilmegafono.org
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