Quanto è successo al ferroviere di Trenord a Milano è semplicemente raccapricciante. Tanto quanto la puntuale strumentalizzazione che ne è seguita. Si comincia dal governatore della Lombardia, Maroni, che non perde l’occasione per invocare l’intervento dei militari sui treni dei pendolari (e la facoltà in certi casi di sparare). Intervento assolutamente intelligente e risolutore: due militari pagati esclusivamente per fare le vasche su cinque vagoni di un regionale. Un ottimo modo per risolvere i problemi ed evitare la solita pezza. Geniale.
Il salto alle conclusioni affrettate si candida a sport olimpico. Mentre aspettiamo questo glorioso momento, proviamo a capire cosa è successo. Sicuramente non è normale girare con un machete per una tranquilla serata. Non lo è nemmeno girare con una pistola. Sotto questo punto di vista, se di affiliati a una gang si tratta, hanno fatto il grande errore di farsi notare in un paese, sotto questo punto di vista, abbastanza sonnacchioso: in Italia, abbiamo scoperto la mafia con le stragi del 1992. Ora cominciamo a renderci conto che esistono delle gang criminali.
Eppure la connessione tra il fatto e la gang non sembra appropriata. Non si tratta di una vendetta per droga. Non si tratta di una sparatoria per strada. Si tratta di un evento sporadico e isolato compiuto da un pazzo criminale. Nella tragedia possiamo riflettere un po’ più a lungo sul fatto che forse la criminalità organizzata ha un volto più sfaccettato di quello che ci hanno presentato, fatto anche di ragazzini delinquenti e armati. Dall’altra la psicosi fa bene solo all’allargamento del bacino elettorale e al circo delle emergenze.
Penna Bianca -ilmegafono.org
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