Era il 6 gennaio 1980, un giorno speciale, un giorno di festa. L’allora presidente della Regione Siciliana, Piersanti Mattarella, si stava recando in auto in chiesa, insieme alla moglie, Irma Chiazzese, alla figlia e alla suocera, per assistere alle celebrazioni per l’Epifania. La loro Fiat 132 blu fu avvicinata, in Via della Libertà, a Palermo, a pochi passi dalla loro abitazione, da una 127 bianca con a bordo due sicari: uno dei due scese ed esplose otto colpi di pistola calibro 38 in direzione dell’illustre politico siciliano, uccidendolo e ferendo la moglie che aveva provato a fare scudo con il suo corpo. Un omicidio di portata storica che scosse e spaventò la Sicilia (e non solo) ed al quale hanno fatto seguito decenni di indagini e sentenze; ciò nonostante, la verità sui fatti di quel giorno non è ancora del tutto emersa, come accade troppo spesso, purtroppo, con i delitti eccellenti siciliani.
In un primo momento, l’attentato fu rivendicato da un gruppo neofascista e ne furono individuati come esecutori materiali Gilberto Cavallini e Giuseppe Valerio “Giusva” Fioravanti, esponenti di spicco della destra eversiva e terroristica. Malgrado Fioravanti fosse anche stato riconosciuto da Irma Chiazzese, i due furono poi scagionati da diversi pentiti e le indagini proseguirono nella direzione di un delitto di mafia. Nel corso degli anni, le inchieste, gli interrogatori e i processi hanno portato, nell’aprile 1995, ad individuare e condannare all’ergastolo, come mandanti dell’omicidio Mattarella, i boss mafiosi Totò Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco, Giuseppe Calò, Nino Madonia e Nenè Geraci.
Le stesse sentenze hanno individuato il movente dell’omicidio nella scomoda attività politica di Mattarella, il quale stava avviando un’opera di modernizzazione dell’amministrazione regionale per “bloccare quel perverso circuito” tra mafia e pubblica amministrazione, incidendo così pesantemente proprio su questi illeciti interessi. Da più parti, infatti, sorse subito la convinzione che il delitto avesse una probabile matrice non esclusivamente mafiosa. Lo scrittore Leonardo Sciascia, per esempio, scrisse pubblicamente che “confortevoli ipotesi avrebbero potuto inevitabilmente ricondurre l’omicidio alla mafia siciliana a discapito di meno confortevoli e più complessi scenari”.
Il cardinale Salvatore Pappalardo, allora Arcivescovo di Palermo, nel corso della messa esequiale celebrata l’8 gennaio 1980, dichiarò: “Una cosa sembra emergere sicura, ed è l’impossibilità che il delitto sia attribuibile a sola matrice mafiosa. Ci devono essere anche altre forze occulte, esterne agli ambienti, pur tanto agitati, della nostra Isola”. “Palermo e la Sicilia – aggiunse Pappalardo – non possono accettare o subire l’onta di essere l’ambiente in cui è maturato l’atroce assassinio”. Forse è stata proprio questa probabile regia occulta a provocare la mancata individuazione e condanna, nonostante sia passato molto tempo, degli esecutori materiali di questo omicidio. Anche se, proprio nei giorni scorsi, a ridosso delle celebrazioni di commemorazione, è trapelata la notizia di due nuovi indagati: si tratta di Antonino Madonia e Giuseppe Lucchese, già detenuti all’ergastolo per altri omicidi.
Nulla però si muove sul versante dei mandanti politici e delle convergenze tra mafia, destra eversiva, politica e tutti quei portatori di interessi che avrebbero ricavato un vantaggio dalla eliminazione dell’integerrimo presidente della Regione. In attesa dei nuovi sviluppi di questa inchiesta sembra che a tutt’oggi l’unica “realtà” sia stata cristallizza dai due docufilm prodotti sull’argomento. Probabilmente la vicenda Mattarella è l’ennesimo vaso di Pandora siciliano e in molti sono terrorizzati all’idea di aprirlo, perché con la verità e la giustizia che ne verrebbero fuori, si potrebbe e dovrebbe riscrivere la storia. Probabilmente e soprattutto quella politica. E chissà quali sipari aprirebbe sulla storia italiana, quanti terremoti tutto ciò causerebbe e quante macerie (e rapporti e carriere) si dovrebbero smaltire una volta per tutte.
Anna Serrapelle -ilmegafono.org
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