Estorsioni, minacce, racket: il modus operandi tipicamente mafioso messo in atto dalla ‘ndrangheta, in Calabria continua a rappresentare un problema endemico, difficile da estirpare. Commercianti costretti a piegarsi di fronte alle ritorsioni mafiose, esercizi controllati completamente dal clan di turno o, peggio ancora, infiltrazioni criminali che arrivano ai piani alti dell’imprenditoria (specie quella edile), andando così a minare l’intero tessuto sociale. A conferma di un andamento criminale che non sembra aver fine, le recenti inchieste svolte dalla Dda di Reggio Calabria hanno riportato una “consolidata e comune sinergia operativa attiva” tra i clan più importanti della città che andrebbe a ricadere negativamente e pesantemente proprio sui commercianti e imprenditori reggini. A tal proposito, la scorsa settimana, l’associazione Libera ha presentato un report dal titolo “La Calabria, le Calabrie: storie di illegalità, percorsi di impegno” con il quale si è voluto analizzare e studiare il “diffondersi dell’infezione mafiosa nel Paese”.

Un’infezione causata da una “variante criminalità”, come viene definita nel report, che non sembra regredire e che, al contrario, dal biennio Covid in avanti, ha visto incrementare la propria forza e letalità. Prendendo in considerazione il biennio 2018/19 (pre-Covid) e quello 2022/23 (post), il numero reati spia in Calabria (usura, estorsione, riciclaggio denaro, reati informatici, truffe e frodi informatiche) ha registrato un incremento del 18%. Questo significa che la pandemia ha sicuramente aiutato le organizzazioni criminali a espandere i propri affari illegali. Se è vero, poi, che il numero delle interdittive antimafia è diminuito (-25%), è altrettanto vero che è però aumentato quello delle segnalazioni sospette (+46%), a dimostrazione di un’infezione che non tende a regredire. Insomma, siamo a tutti gli effetti di fronte a un vero e proprio caso da “long Covid”, con effetti collaterali che sicuramente hanno avuto il loro picco durante e poco dopo gli anni della pandemia, ma che neppure oggi, a distanza di 4 anni ormai dal fatidico 2020, sembrano scemare.

Per fortuna, però, la situazione in Calabria non è tutta a tinte scure. Se da un lato la pressione criminale della ‘ndrangheta appare ancora molto forte, dall’altro bisogna registrare un importante cambiamento da parte dei commercianti calabresi. E, questa volta, in positivo. All’interno del rapporto in questione, infatti, è stata presentata un’indagine realizzata grazie all’utilizzo dei dati raccolti da ReggioLiberaReggio, “La libertà non ha pizzo”, associazione antimafia nata a Reggio Calabria nel 2010, che raccoglie più di 70 imprese reggine. L’indagine porta con sé dati confortanti: “Più del 40% delle imprese intervistate afferma che, da quando ha aderito alla rete ‘ReggioLiberaReggio – La libertà non ha pizzo’ la percezione della propria attività economica è migliorata”, mentre “poco meno di un altro 40% registra che è rimasta invariata, ovvero non è peggiorata”. Inoltre, “nessuna delle imprese di servizi partecipanti all’indagine ha dichiarato una diminuzione della clientela, e anzi quasi il 20% ha registrato un aumento”, mentre solo “in pochissimi casi, fatturato, utile netto e numero di addetti sono calati dopo l’adesione alla rete”.

A conferma di ciò c’è un altro dato molto rassicurante, ovvero quello che vede circa l’80% delle imprese registrate all’associazione valutare “positivamente o molto positivamente l’esperienza, evidenziando come la rete colmi la ‘sensazione’ di isolamento che diverse imprese lamentano”. Ed è proprio su questo tema che bisogna focalizzarsi: nonostante i risultati economici positivi e il supporto ricevuto dalle imprese, infatti, le stesse chiedono ulteriori sforzi in termini di supporto e controllo. Come si legge dal rapporto, le imprese “chiedono maggiore controllo e vigilanza sul territorio, e maggiore capacità di intervento per proteggere al meglio aziende e cittadini”. Inoltre, si invoca “un supporto economico a chi denuncia (come agevolazioni fiscali) e un intervento più efficace da parte degli enti di governo nazionale e locale per migliorare il contesto istituzionale, infrastrutturale e sociale”.

In poche parole, serve un “sostegno concreto al tessuto imprenditoriale locale che rigetta i condizionamenti mafiosi e fa impresa in modo sano e con successo”. La strada verso una libertà totale dal giogo mafioso è ancora lontana e chissà quanto bisognerà aspettare prima che tutto ciò si avveri, ma di sicuro i dati confortanti e sempre più ottimistici che emergono da un territorio ad alta densità mafiosa come la Calabria, rendono più concreta la speranza. Perché si trasformi in una meravigliosa realtà, però, serve un impegno maggiore, reale e sostanzioso da parte di tutti: lo merita la Calabria. Lo merita il Paese.

Giovanni Dato -ilmegafono.org