I litorali sono una delle più grandi risorse ambientali e culturali di cui disponiamo: le nostre coste, così diverse e dall’immenso valore paesaggistico, sono letteralmente uno dei porti sicuri della nostra penisola. Ma questa sicurezza rischia di infrangersi a causa del cambiamento climatico. Temperature elevate, eventi climatici estremi, consumo dei suoli e innalzamento dei mari rischiano infatti di mangiare le coste e le spiagge italiane, che pian piano stanno scomparendo. I dati che emergono dall’Osservatorio Città Clima di Legambiente, raccolti da giugno 2010 a giugno 2024, sono preoccupanti: in questo arco di tempo sono stati registrati 816 eventi climatici estremi, 104 solo nell’ultimo anno. Il Sud Italia è la zona maggiormente colpita da questi eventi climatici, quali frane, alluvioni, trombe d’aria e violente mareggiate che, oltre a danneggiare le coste, sono lesivi anche per il patrimonio culturale, il paesaggio, l’economia, le persone.

A preoccupare è anche l’erosione delle coste, come si legge in una recente mappatura ISPRA: la superficie delle spiagge italiane è di appena 120 km quadrati, meno del territorio del municipio di Ostia a Roma, con spiagge che hanno una profondità media di circa 35 metri, occupando solo il 41% delle coste. Sul sito di Legambiente, alla luce dei dati raccolti, si legge: “Con il nostro nuovo Report Spiagge 2024,  portiamo al centro una riflessione sul futuro delle nostre coste, non più rinviabile. Chiediamo piani di adattamento e strumenti di governance che riducano i rischi per le persone, le abitazioni e le infrastrutture, di adempiere al diritto di una fruizione libera della spiaggia e fermare le mani di chi vuole accaparrarsi pezzi di costa a proprio piacimento. Purtroppo, ormai da molti anni, in Italia si parla di spiagge quasi mai in merito a progetti di tutela
e valorizzazione, di accessibilità per tutti alle spiagge o di adattamento e resilienza, ma piuttosto per quanto previsto dalla Direttiva europea Bolkestein (2006/123/CE) sulle concessioni balneari. Un vero “Far west” in cui regioni e comuni stanno procedendo nella confusione più totale senza un quadro normativo unico di riferimento”.  

Legambiente ha lanciato così al governo 7 proposte sul futuro delle coste italiane:

1) Attuazione del Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici, stanziando le risorse ed emanando il decreto per l’insediamento dell’Osservatorio Nazionale per l’Adattamento ai Cambiamenti Climatici;

2) superare la logica dell’emergenza e degli interventi invasivi per la difesa delle coste dall’erosione;

3) interventi di rinaturalizzazione delle coste, ricostituendo le fasce dunali e zone umide e paludose;

4) approvazione della legge sullo stop al consumo di suolo;

5)  stabilire un quadro normativo unico da rispettare in tutta Italia per l’affidamento delle concessioni balneari (tramite bandi) per garantire libera e gratuita fruizione delle spiagge, premiando nell’assegnazione la qualità dell’offerta e le scelte di sostenibilità ambientale;

6) ristabilire la legalità e fermare il cemento sulle spiagge;

7) costruzione, adeguamento e/o messa in regola dei sistemi fognari e di depurazione e regolamentare lo scarico in mare dei rifiuti liquidi.

Proposte che, se accolte, potrebbero far sperare in un futuro migliore e in un Paese più civile e più attento alla tutela del proprio patrimonio naturale.

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