Fa freddo quel mattino del 4 febbraio 1995, a Corsico, un paesino alle porte di Milano. Il tipico freddo invernale delle mattine in cui ci si alza presto per andare al lavoro. Pietro Sanua si trova a bordo del suo furgone con il figlio Lorenzo, 21 anni: da lì a poco avrebbero cominciato ad allestire la loro bancarella di frutta e verdura al mercato del paese. Aveva 12 anni Pietro, quando dalla Basilicata, come molti meridionali allora, si era trasferito in Lombardia. Una storia di immigrazione come tante altre, storie cariche di malinconie ma anche di sogni, speranze, fatica ed onestà. Quella fredda mattina di febbraio, una Fiat Punto marrone targata Genova fa un’inversione di marcia azzardata e si piazza a fianco del furgone di Pietro e Lorenzo. In pochi secondi, dalla Punto partono due colpi d’arma da fuoco che colpiscono Pietro. I soccorsi non riescono a salvargli la vita e lui muore poco dopo in ospedale. Alle 5.30 del mattino, la vita di Pietro Sanua si spegne. Un colpo lo prende sul volto. Si accascia tra le braccia del figlio Lorenzo che viene colpito solo da poche schegge.
La Procura della Repubblica apre subito le indagini, che vengono archiviate l’estate dello stesso anno: delitto passionale, si disse. Qualche giornale, settimane dopo, cominciò invece a sussurrare che dietro quel delitto, eseguito in pieno stile mafioso, ci fosse altro. Sanua era molto conosciuto nel territorio: aveva compreso poco alla volta come il settore delle licenze commerciali fosse molto delicato, un settore in cui gli interessi economici condizionano il rispetto delle regole e la tutela del lavoro. Comincia ad interessarsi non solo del suo lavoro ma anche di quello di molti suoi colleghi: per questo diventa a tutti gli effetti un sindacalista. Prima segretario e poi presidente dell’Associazione Nazionale Venditori Ambulanti di Milano, poi componente della Commissione comunale del Settore Commercio e Artigianato per la disciplina del commercio ambulante.
Pietro Sanua è un uomo onesto, testardo, rigoroso nel chiedere il rispetto delle leggi e della dignità del lavoro. Comincia a denunciare le illegalità, in particolare quelle legate al cosiddetto racket dei fiori, che governa l’assegnazione delle postazioni per la vendita dei fiori all’esterno dei cimiteri. Insomma, la solita storia: si tratta di un uomo che “non si fa i cazzi suoi”. Soprattutto quando porta a Milano l’associazione SOS Impresa. Siamo negli anni ‘90 e la Lombardia, in particolare Milano e provincia, è già da tempo regno di ‘ndrangheta. Si deve arrivare a qualche anno fa, affinché la Direzione Distrettuale Antimafia riapra il fascicolo. Le indagini portano a capire che esiste un filo conduttore tra Lombardia e Calabria e così, l’anno scorso, a 28 anni dalla morte, la Squadra Mobile di Milano bussa alla porta di Vincenzo Ferraro, fratello dell’ex latitante Giuseppe, detenuto con il 41 bis a Sassari.
Dalle indagini emerge anche il nome di Gaetano Suraci, non più in vita ma molto noto perché vicino alle famiglie di ‘ndrangheta Sergi-Barbaro-Papalia presenti nel territorio di Corsico e Buccinasco. Vincenzo Ferraro si dice estraneo ai fatti, ma le indagini proseguiranno per capire cosa accadde quella fredda mattina di 29 anni fa. La storia di quest’uomo perbene comincia a farsi strada soprattutto a partire dal 2010 quando il figlio Lorenzo prende la parola sul palco di Milano durante la Giornata della Memoria e dell’Impegno. Nel 2021 verrà pubblicato il libro “Pietro Sanua. Un sindacalista onesto e coraggioso. Le ragioni di un delitto”. Dovremmo abituarci all’esercizio della memoria, per dare un futuro a questa parola che, molto spesso, viene derisa e banalizzata.
Alessandro Ghebreigziabiher scrive: “Il mio nome è memoria. Sono la vostra più preziosa amica. Sono la buca in cui non ricadere e la strada sbagliata da non imboccare la seconda volta. Posso essere la vostra più temibile nemica. Perché sono l’occhio che fotografa la vostra vergogna nel buio di una stanza”. Lorenzo Sanua, il figlio di Pietro porta e porterà avanti la memoria di un uomo perbene, quel padre che era anche il suo amico migliore e aggiunge : “Persone come lui non ce ne sono più e tu vorresti essere uguale per tua figlia”.
Vincenzo Lalomia -ilmegafono.org
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