Liberare Manfredonia dalla morsa della criminalità organizzata significa liberare un intero territorio che da tanto, troppo tempo, è vittima di una situazione ingestibile, non più accettabile e che rischia di esplodere da un momento all’altro. Per questa ragione, domani, 11 novembre, il coordinamento Provinciale di Libera Foggia, insieme con la Diocesi locale, ha indetto una manifestazione lungo le vie della città per dire “no” alle mafie e ad ogni forma di violenza, sopruso e criminalità. L’idea di una mobilitazione che coinvolga la cittadinanza di Manfredonia e, si spera, anche dei paesi limitrofi, non è casuale. A qualche giorno dalle prime condanne scaturite dall’inchiesta “Omnia Nostra” (che ha visto imputati e condannati diversi esponenti dei più importanti clan mafiosi pugliesi), l’associazione di Don Ciotti ha voluto mostrare il proprio sostegno e la propria solidarietà a un territorio stanco e avvilito dal sopruso mafioso.

La mobilitazione di domani, come spiega il comunicato dell’associazione, serve prima di tutto “a generare consapevolezza e serve anche a non colpevolizzare un contesto, magari tacciandolo tout court per mafioso, ma a spiegare quel che ci raccontano le indagini, le inchieste, le morti per strada e nelle campagne, le lupare bianche, i fatti”. Inoltre, “serve per dirci che questa mafia così capace di infiltrarsi nell’economia sana della città mette un freno allo sviluppo, sia quello economico che quello civile”. In effetti, il problema della criminalità organizzata nel foggiano e in tutta la Puglia è uno tra i più gravosi degli ultimi anni. Proprio nel corso della recente inchiesta, infatti, è emerso come la mafia del foggiano, in particolare, fosse riuscita ad ottenere il controllo totale dell’agricoltura e del mercato ittico. A conferma di ciò vi è anche un’intercettazione, dal significato particolarmente funesto, nella quale un boss mafioso afferma: “Il mare è nostro”.

Appare evidente, quindi, come lo strapotere mafioso non possa far altro che bloccare lo sviluppo del territorio, costringendolo a un ritardo preoccupante rispetto al resto d’Italia e non solo. Anche in Puglia, infatti, la mafia è riuscita a fare il salto di qualità. Stando a quanto emerso, non si parla più di una mafia militare, una mafia “operativa” in un certo senso, ma anche (e soprattutto) strategica e affaristica. Se gli atti di sopraffazione e violenza non sono mai mancati (di sparatorie e rapimenti la cronaca degli ultimi tempi è piena), allo stesso tempo vi è stata una virata importante verso il business vero e proprio e, quindi, verso un potere molto radicato a livello economico e sociale. Nel caso della vendita del pesce, ad esempio, la mafia, citando quanto raccolto dagli inquirenti, sarebbe stata in grado di eliminare ogni tipo di concorrenza con “forme di assoggettamento violento nei confronti dei pescatori, costretti a consegnare il pescato in via esclusiva ad una delle due società, le cui operazioni di controllo venivano svolte da soggetti che presidiavano la banchina del porto di Manfredonia”.

Gli inquirenti, inoltre, hanno anche appurato diverse condotte illecite da parte degli esponenti mafiosi finalizzate a fare in modo che chiunque volesse ribellarsi venisse messo a tacere. Non è un caso, infatti, che proprio negli ultimi anni ci siano stati diversi casi di rapimenti di persone (spesso giovani) di cui né la giustizia né gli stessi familiari hanno più avuto notizie. Violenza e affari, quindi, per una mafia che non desiste, non demorde, ma che, al contrario, si fa sempre più forte anche a causa di una società civile per lo più inerme e silenziosa. “Nonostante queste evidenze – si legge nel comunicato di Libera – la percezione di parte della cittadinanza è ancora bassa” e per questo “sentiamo forte la responsabilità di dover scuotere quanti ancora pensano che le mafie siano un problema lontano o che non li riguardi”.

Per fortuna, però, esiste anche una fetta importante di persone perbene, oneste e, soprattutto, attive che non ha alcuna voglia di mollare un centimetro in questa lotta contro un male così potente. Sono diverse, infatti, le associazioni e le organizzazioni di cittadini comuni che, giorno dopo giorno, lottano con i tutti i mezzi possibili affinché Manfredonia si risvegli e la Puglia intera dica “basta” ai soprusi mafiosi e criminali. “Scendere in piazza – secondo Libera – significa così anche valorizzare l’opera di tante realtà, laiche e cattoliche, istituzionali e associative, impegnate per il bene comune, per la dignità e la libertà delle persone”. In poche parole, scendere in piazza “significa generare comunità lì dove le mafie creano individualismi” e quindi “generare un impegno collettivo basato su valori di giustizia sociale, pace e solidarietà lì dove le mafie proliferano nell’indifferenza e nell’egoismo”.

Eventi come quelli di domani non potranno certo sconfiggere la criminalità organizzata da un momento all’altro, ma non per questo devono essere messi in secondo piano. Anzi, è proprio grazie alla collettività, all’impegno della società civile e, soprattutto, a segnali di resilienza e caparbietà che si può sperare in un futuro decisamente migliore. Perché se è vero che la mafia si fa forte del silenzio della gente e che il silenzio è mafia, allora il rumore di una manifestazione del genere può essere un forte segnale di cambiamento. Un cambiamento che Manfredonia e la meravigliosa Puglia si meritano.

Giovanni Dato -ilmegafono.org