I principali media italiani dedicano poco spazio e una scarsa e sporadica attenzione al tema della crisi climatica. A certificarlo è l’Osservatorio di Pavia in uno studio realizzato per Greenpeace sull’informazione relativa ai cambiamenti climatici nel nostro Paese. Il rapporto, presentato il 19 aprile scorso al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia, ha esaminato come la crisi climatica è stata raccontata, da gennaio a dicembre 2022, dai cinque quotidiani nazionali più diffusi (Corriere della Sera, la Repubblica, Il Sole 24 Ore, Avvenire, La Stampa), dai telegiornali serali delle reti Rai, Mediaset e La7 e da un campione di programmi televisivi di approfondimento.
Dall’analisi dell’Osservatorio è emerso che sui principali giornali italiani lo spazio riservato alla crisi climatica è in media di soli due articoli al giorno, con picchi di attenzione a luglio in occasione della siccità estiva nel Nord Italia e a novembre, in occasione del summit sul clima di Sharm el Sheik e dell’alluvione nell’isola di Ischia. Al contrario, le pubblicità dell’industria dei combustibili fossili e delle aziende dell’automotive, aeree e crocieristiche sono molto presenti sui quotidiani italiani, così come sulle principali reti televisive. Come sottolinea Greenpeace, questo evidenzia la forte dipendenza della stampa italiana dai finanziamenti delle aziende inquinanti.
Inoltre i rappresentati del mondo dell’economia e della finanza sono anche quelli che hanno più voce nel racconto mediatico della crisi climatica, classificandosi al primo posto con il 16%, seguiti da politici e istituzioni internazionali (15%), esperti (13%) e associazioni ambientaliste (13%). Il mondo politico e le istituzioni nazionali, aggiunge Greenpeace, “si fermano all’11%, a conferma del sostanziale disinteresse della politica italiana verso la crisi climatica, documentata anche durante l’ultima campagna elettorale”. Greenpeace ha anche stilato una classifica dei quotidiani italiani che dedicano più attenzione al tema e l’unico a raggiungere la sufficienza è Avvenire.
Altrettanto deludente è l’attenzione riservata dalle reti televisive al tema dei cambiamenti climatici: se, infatti, gli eventi estremi sono seguiti per circa il 18% delle puntate dai principali programmi di approfondimento, nei telegiornali di prima serata il riferimento esplicito alla crisi climatica è stato riscontrato in meno del 2% delle notizie trasmesse. Secondo Greenpeace, all’ultimo posto tra i Tg che parlano di crisi climatica figura quello di La7: “Persino quando si parla di eventi estremi, la connessione con i cambiamenti climatici è riconosciuta in appena un quarto delle notizie trasmesse dai telegiornali”, spiega l’associazione ambientalista.
Insomma, nonostante l’intensificarsi degli eventi estremi anche in Italia, “la crisi climatica non viene raccontata per quello che è: un’emergenza che minaccia la vita sul pianeta e la sicurezza delle persone”. Greenpeace lancia quindi un appello perché la stampa e la tv si liberino dal ricatto economico delle aziende dei combustibili fossili, accusate di “inquinare” anche l’informazione e contrastare così la transizione verso le rinnovabili.
Redazione -ilmegafono.org
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