È proprio vero: si possono uccidere gli uomini giusti ma le loro idee, il loro esempio e le loro lotte sono immortali, restano come una sorta di eredità morale. Questo si rende particolarmente evidente in occasioni un po’ speciali, così, in prossimità del 24 dicembre, il giorno in cui avrebbe compiuto 95 anni, si fa più vivo il ricordo di Pio La Torre e delle sue innumerevoli battaglie sociali. L’attentato del 30 aprile del 1982, pur uccidendolo violentemente, non ha cancellato in alcun modo il grande valore delle lotte di La Torre, la grande importanza dei suoi progetti di legge e il forte esempio che con il suo coraggio ha fornito a tante generazioni. Solo pochi giorni fa, lo scorso 12 dicembre, è stato proiettato in anteprima “Ora tocca a noi”, un docufilm dedicato per l’appunto alla figura di Pio La Torre. Il documentario, che contiene le testimonianze di tantissimi personaggi noti che avevano conosciuto il sindacalista, è stato riprodotto alla presenza di 12 scuole palermitane e di oltre 60 scuole (in video conferenza ) su tutto il territorio italiano ed è stato trasmesso pochi giorni dopo in prima serata su Raitre.
Il titolo del cortometraggio è una frase che lo stesso La Torre disse, pochi mesi prima di essere ucciso, al suo amico e compagno di partito Emanuele Macaluso: “Aveva capito tutto – racconta in uno spezzone del video lo stesso Macaluso – che sarebbe toccato a lui, con la sua lungimiranza e la sua conoscenza”. Inoltre l’autore del documentario, Walter Veltroni, ha spiegato di aver scelto questa frase per il suo molteplice significato, non solo come citazione del grande uomo a cui è dedicato, ma anche come implicito invito ai giovani a fare la propria parte, seguendone l’esempio.
Veltroni ha spiegato di aver voluto realizzare questo documentario perché La Torre “è la persona che ha compreso meglio le dinamiche di arricchimento e politiche della mafia ed è stato ucciso proprio per questo”. “Nella ricostruzione della sua vita – ha aggiunto Veltroni – è l’infanzia la parte più affascinante, perché da figlio di braccianti, anziché accettare il destino già scritto per chi apparteneva all’epoca alla sua classe sociale, ha deciso di studiare, con enormi sacrifici”. Sacrifici che hanno portato grandissimi risultati, considerando che è stato definito dal procuratore De Lucia “un gigante della nostra storia”. E in effetti La Torre fu il primo a capire che i mafiosi andavano colpiti a livello patrimoniale e si deve a lui la proposta di legge sul reato di associazione mafiosa e sulla confisca dei patrimoni illeciti.
Le lotte di La Torre non si sono concentrate solo nell’ambito della criminalità organizzata: l’esponente comunista ha lottato anche per la riforma agraria e ha portato avanti una strenua lotta pacifista schierandosi fortemente contro l’installazione degli euromissili nucleari nella base di Comiso. In quella occasione raccolse un milione di firme per fermare quella che per lui rappresentava, oltre che una ghiotta possibilità di lucro per la criminalità organizzata, una seria minaccia per la pace in tutto il Mediterraneo. Pio La Torre è stato un uomo dalle mille lotte, dal costante impegno in nome dei due grandi valori della giustizia e della difesa dei diritti. Se i ragazzi di oggi seguissero l’invito implicito del documentario, se davvero capissero che “ora tocca a noi”, se imparassero a lottare per ciò che è giusto, per la pace, per la giustizia, senza paura, senza sosta, senza arretramenti, l’Italia di domani sarebbe davvero un “Belpaese”.
Anna Serrapelle -ilmegafono.org
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