La violenza non è mai una soluzione ed è sempre bene lasciarla fuori da una democrazia compiuta. Lo scontro è ammissibile, magari duro e aspro, ma non deve essere mai fisico, violento e tantomeno armato. Questo Paese ha già vissuto anni nei quali il sangue scorreva a fiumi nelle piazze e, alla fine, a pagare erano sempre e solo innocenti, mentre i vigliacchi e gli assassini restavano impuniti o facevano carriera oppure, nel caso in cui finivano dentro, scontavano quasi sempre una pena minima, con la giustizia che andava a farsi benedire. Questa è una premessa necessaria per chiarire che nessuno di coloro che fa il tifo per la democrazia può agitare la bandiera del sangue e della cancellazione dell’avversario/nemico, qualsiasi sia il livello della tensione.

Ciò detto, però, è altrettanto doveroso definire con chiarezza il significato di democrazia e di concetti come l’espressione del libero pensiero, la libertà di manifestazione, il civile dibattito politico. Perché altrimenti si rischia di fare la stessa confusione che (dolosamente?) i mass media nazionali fanno tutte le volte che si registrano scontri tra manifestanti e polizia a contorno di raduni fascio-nazisti o leghisti (ultimamente il confine è caduto e il fenomeno si manifesta unitamente). Permettere a una forza politica o a un movimento di scegliersi la città e la piazza che vuole per radunarsi e per esprimere le proprie opinioni liberamente è sacrosanto, è un principio fondante della nostra Repubblica che non va contestato o disturbato.

C’è però un MA enorme da considerare, quando quelle forze politiche o movimenti o comitati o qualsiasi cosa siano non scendono in piazza per esprimere legittime idee di dissenso, ma solo per fomentare odio e razzismo, inneggiare a pagine tragiche della storia italiana, europea e mondiale, profanare la nostra Costituzione con simboli e gesti che, in linea di principio e di diritto, dovrebbero essere vietati (i gesti scoraggiati e i simboli rimossi). Non si capisce perché nelle piazze italiane si debba consentire a chi si ispira alla violenza di promuoverla impunemente, senza che qualcuno intervenga. La Lega, ossia quel movimento di ispirazione e origine secessionista, che odia l’Italia, che ha tra le sue fila gente che sputa sul Tricolore e ripudia lo Stato (dal quale però percepisce vitalizi senza alcun imbarazzo), si è unita con l’estrema destra e con il populismo fascista di Meloni e soci, oltre che con quello dei residuati di Forza Italia: tutti insieme si sono ritrovati in una piazza nella quale qualcuno pensava di celebrare la memoria di questo Paese facendo il saluto romano davanti al sacrario dei partigiani.

Un genere di oltraggio che si ripete durante qualsiasi manifestazione ospiti poveri imbecilli farciti di ignoranza. Il punto però è un altro. Se leghisti, razzisti ed estremisti di destra possono andare in piazza, perché allora, a poche centinaia di ragazzi, studenti, attivisti, semplici cittadini, viene impedito di manifestare il proprio dissenso rispetto ai contenuti offensivi con cui è stata riempita piazza Maggiore? E non si venga a parlare in maniera superficiale di antagonisti, violenti e a volto coperto, perché chi lo fa è in chiara malafede, dal momento che nelle immagini, visibili a tutti, figurano tanti giovani a volto scoperto, che intonano cori antileghisti (la democrazia lo consente) e non hanno in mano altro che delle bandiere o degli striscioni.

Il fatto che poi nel mezzo ci siano anche pochi esaltati che nascondono il volto e lanciano bombe carta, non può consentire a nessuno di umiliare con etichette da benpensanti chi cerca di difendere, scendendo in piazza pacificamente, i valori della Costituzione che altri oltraggiano o lasciano che vengano oltraggiati. Non si capisce perché, tutte le volte, al di là dell’ovvia necessità di evitare che si creino punti di contatto tra fazioni opposte, chi inneggia al fascismo, al razzismo, all’omofobia, alla violenza si trova libero di muoversi e di massacrare i valori della Repubblica, mentre chi prova a far sentire pacificamente (al netto di qualche imbecille esaltato) la voce di un’Italia diversa, che non accetta supinamente questo oltraggio, debba trovarsi di fronte a schieramenti di polizia in seduta antisommossa, cariche e manganellate.

Si tirano fuori concetti di sicurezza e legalità, ma la legalità dovrebbe richiedere il rispetto di regole uguali per tutti. Niente bombe carta, scontri o progetti di aggressione a chi si raduna per esprimere le proprie opinioni, ma allo stesso tempo tolleranza zero per atti (parole comprese) di incitamento all’odio razziale, apologia di fascismo o denigrazione della storia dalla quale la nostra democrazia è nata. Sarebbe bello che vigesse questo equilibrio. E identico equilibrio dovrebbero averlo i mezzi di informazione nel raccontare i fatti, lasciando perdere le semplificazioni. Ma, d’altra parte, sarebbe bello anche che l’Italia fosse una nazione capace di guardare avanti senza dimenticare il passato. Purtroppo, così non è, altrimenti domenica in piazza Maggiore ci sarebbe stata una festa per bambini o qualche manifestazione di beneficenza. E non un’orrida sfilata rigurgitata dallo stomaco incrostato di una storia marcia.

Massimiliano Perna –ilmegafono.org