Il mare ferito, il mare predato, sotto attacco, minacciato dall’inciviltà delle persone, dalla plastica, da rifiuti di ogni tipo, dalla pesca di frodo. Una ferita profonda, che è visibile ogni volta che ci si reca in una qualsiasi località balneare e si assiste alle tante forme di scempio di cui il mare è vittima. Qualche giorno fa, su Repubblica, è stato pubblicato il video (clicca qui) girato da un bagnante e diffuso dal consigliere regionale della Campania, nonché ambientalista, Francesco Emilio Borrelli. Le immagini mostrano un individuo che, davanti a tutti, senza alcuna remora, prende a martellate uno scoglio per poterlo bucare ed estrarre i datteri di mare, una specie protetta che, però, purtroppo continua ad essere pescata e venduta a cittadini e ristoranti che delle regole se ne infischiano.
Una scena che mostra la totale noncuranza per la legge e per la tutela del mare e delle sue specie, un senso di impunità che emerge dalla assoluta tranquillità di questo tizio, serenamente applicato nella sua azione illecita compiuta alla luce del sole. Per fortuna, almeno questa volta, grazie al video divenuto virale, forse sarà possibile ottenere giustizia. La Capitaneria di Porto di Castellammare di Stabia, infatti, ha aperto un’inchiesta e si spera che questo predone del mare possa essere identificato e sanzionato. Certo, la punizione non risolverebbe del tutto il problema, perché per uno che è stato beccato ce ne sono tanti che agiscono di nascosto, provocando danni irreparabili, ma ad ogni modo sarebbe un bel segnale contro quel senso di impunità che anima questi criminali del mare.
Perché di crimine si tratta. I datteri di mare sono molluschi a forma allungata e dal colore marrone, con una lunghezza massima di otto o dieci centimetri, che raggiungono molto lentamente (ci vogliono dai 15 ai 35 anni). Mangiano alghe e plancton e vivono dentro gli scogli, negli anfratti delle rocce. La pesca di questi mitili avviene con picconi, martelli pneumatici o esplosivi che distruggono l’habitat e l’ecosistema marino. Una pesca che è vietata sia da fonti internazionali – come la Convenzione di Berna del 1982 o quella di Barcellona del 1982 – sia da leggi italiane (in particolare, l’art. 7 d.lgs. n. 4 del 2012, nonché il D.m. 16 ottobre 1998). In Italia, dunque, dal 1998 sono vietati consumo, detenzione, commercio e pesca di datteri di mare, mentre dal 2006 anche l’Unione Europea considera illecite queste attività. La legge italiana prevede che la pesca illegale di datteri di mare possa essere punita con la detenzione in carcere da 2 mesi a 2 anni o con una multa da 2.000 a 12.000 euro.
Una misura che si applica anche a chi viene colto in flagrante a mangiare questi molluschi. Il 10 marzo 2022, la pesca di frodo del dattero di mare è stata riconosciuta e sanzionata come pratica che attenta e distrugge in modo permanente l’ecosistema marino, causando anche il depauperamento delle scogliere. Eppure, la raccolta e la commercializzazione dei datteri di mare continua. Questo perché si tratta di una specie molto prelibata e richiesta. E la strettoia della legge ha spinto gruppi criminali e pescatori di frodo a soddisfare la richiesta illecita di ristoranti e clienti disposti a pagare tanto per questi molluschi, il cui prezzo può arrivare a essere tre volte più alto di quello delle ostriche. Un elemento che è alla base di un mercato nero responsabile, nel Mediterraneo, della devastazione dell’ecosistema marino nel quale vivono i datteri di mare. Una piaga contro la quale è necessario fare qualcosa prima che sia troppo tardi.
Redazione -ilmegafono.org
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