Alla fine è successo, in casa nostra. Il cambiamento climatico ha provocato una strage, dei morti, dei feriti, delle vite distrutte. Non è la prima volta, ma fa rumore, più del boato che preannunciava la tragedia, domenica scorsa. Fa rumore perché, come vuole l’ipocrisia dei nostri tempi, è successo a due passi da noi, è tangibile, non come una qualunque tempesta tropicale o una carestia provocata dalla desertificazione in continenti lontani. È tangibile perché il luogo del disastro è diventato passerella di politici e autorità, che per l’occasione si ricordano dei cambiamenti climatici, ma che nelle sedi ufficiali poi strizzano l’occhio al carbone e ad altre fonti energetiche che, come tizzoni sulla brace, vanno a infuocare la temperatura del forno che chiamiamo Terra.
Una parte del ghiacciaio della Marmolada si è staccata dalla montagna a causa delle alte temperature, la neve si è sciolta, precipitando insieme a un’enorme massa di detriti lungo la montagna, travolgendo a velocità impressionante ogni cosa. La colata di ghiaccio e fango cadeva a una velocità di oltre 300 Km/h, tale da non lasciar scampo a chi ha avuto la sfortuna di trovarsi di sotto. I soccorritori parlano di corpi smembrati, resti sparsi come fosse un campo di battaglia, in cui il nemico scorre come l’acqua dei torrenti creatisi in vetta. A perdere la vita non sono stati avventurieri o turisti inesperti, ma alpinisti con grande esperienza.
Il premier Mario Draghi, recatosi sul posto poche ore dopo la tragedia, ha più volte ribadito “non accadrà mai più”, promettendo vicinanza alle famiglie delle vittime, che aumentano di ora in ora, tra le mille difficoltà dei soccorsi. “Questo dramma ha certamente dell’imprevedibilità, ma altrettanto certamente dipende dal deterioramento dell’ambiente e dalla situazione climatica. Oggi l’Italia piange queste vittime, ma il governo deve riflettere su quanto accaduto e deve prendere dei provvedimenti perché quanto accaduto abbia una probabilità bassissima di succedere di nuovo e possa essere evitato”, ha detto Draghi. Parole lodevoli, con le quali non si può che essere d’accordo. Peccato che, una volta abbandonato il contesto della tragedia, il carbone e i combustibili fossili sono sempre lì, insieme al cambiamento climatico, insieme al caldo asfissiante di queste settimane che soffoca il pianeta e a quanto pare anche le coscienze.
“Non esistono studi esatti”, “non ci sono prove scientifiche”, “il cambiamento climatico è solo invenzione”, ne abbiamo sentite fin troppe. Eppure i segnali lanciati sono tanti, l’ultimo, in ordine cronologico, è quello terribile lanciato dalla Marmolada. Le temperature continuano ad aumentare, le mezze stagioni non esistono più, e purtroppo non è soltanto un modo di dire. Le precipitazioni cadono copiose sui terreni agricoli e nei centri abitati, creando disagi e inferni di fango, l’acqua inizia a scarseggiare e deve essere razionata. La Marmolada è replicabile e replicata quotidianamente, noi fingiamo di non accorgercene. Doveva ancora una volta scapparci il morto, anzi, i morti. E chissà se impareremo la lezione. Il pianeta, purtroppo, ha perso la pazienza già da un pezzo.
Redazione -ilmegafono.org
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