La sera del 17 maggio 2022, nei pressi del carcere di Foggia, il trentaduenne Alessandro Scrocco, detenuto in regime di semilibertà (stava scontando una pena a sedici anni per l’omicidio di Giuseppe Speranza, avvenuto nel 2010), viene assassinato a colpi di arma da fuoco. L’ennesimo omicidio in una terra, quella che un tempo veniva definita “Provincia di Capitanata”, che non trova pace, almeno da quarant’anni a questa parte. Come riporta il sito della Direzione Investigativa Antimafia: “Foggia è la componente significativa e importante della Quarta Mafia e quindi rappresenta oggi uno dei primi obiettivi di contrasto alle organizzazioni criminali di matrice mafiosa. Una mafia, quella di Foggia, che si infiltra nelle attività economiche, che non spara soltanto, usa violenza per sottomettere la popolazione, per far soggiacere le imprese e, inoltre, condiziona le Pubbliche Amministrazioni”.

Queste le parole del Procuratore Nazionale Antimafia, Federico Cafiero De Raho, pronunciate in occasione di un incontro tenuto il 29 settembre 2021 presso l’Aula Magna del Dipartimento di Economia dell’Università di Foggia nell’ambito del ciclo di eventi organizzato da “Parliamo di (anti)mafia”. Varie operazioni delle forze dell’ordine (come “Grande Carro” del 2020 e “Decima Azione” del 2018) hanno messo in risalto l’atteggiamento intimidatorio verso esponenti delle pubbliche amministrazioni laddove la comunicazione si traduce in forza intimidatrice e corruttiva, favorita peraltro da un contesto ambientale verosimilmente assuefatto e sempre più predisposto a logiche clientelari.

“La capacità dei sodalizi mafiosi– continua la Relazione del primo semestre 2021 della DIA – di influenzare a proprio vantaggio il processo decisionale della pubblica amministrazione è confermata dai provvedimenti di scioglimento dei consigli comunali di Monte Sant’Angelo, Mattinata Cerignola, e da ultimo dall’insediamento il 9 marzo 2021 della Commissione d’accesso presso il Comune di Foggia al fine di verificare l’eventuale sussistenza di collegamenti tra la criminalità organizzata di tipo mafioso e gli amministratori ovvero forme di condizionamento tali da alterare il procedimento di formazione della volontà degli organi elettivi e da compromettere il buon andamento ed imparzialità dell’ente”.

La gestione criminosa degli enti locali affiorerebbe anche dai risultati investigativi dell’indagine “Nuvole d’oro” e dagli arresti che la Polizia di Stato ha operato e che hanno visto coinvolti molti dipendenti e funzionari comunali. Tra i soggetti favoriti dal sistema corruttivo tra Pubblica Amministrazione e organizzazioni criminali di stampo mafioso figurano elementi di spicco della criminalità foggiana vicini al clan Delli Carri, articolazione mafiosa della batteria Sinesi-Francavilla della società foggiana e un altro elemento ritenuto di raccordo tra il clan Raduano di Vieste e la fazione dei Mattinatesi, a sua volta organica al clan Romito. L’analisi del fenomeno mafioso dimostra come la criminalità organizzata foggiana, nella tradizionale distinzione tra società foggiana, organizzazioni criminali del Gargano e gruppi del Tavoliere, conservi come punto di forza una tipica impenetrabilità connessa alla struttura familistica e al forte radicamento sul territorio.

Su queste pagine ci siamo già occupati molte volte (ad esempio leggi qui o anche qui) della società foggiana e della mafia pugliese e se ne continuerà a parlare, perché non si possono abbassare i riflettori su quella che è un’organizzazione criminale tra le più potenti del nostro Paese, che ha ramificazioni in varie parti d’Italia e collegamenti con altre realtà criminali. L’organizzazione foggiana nasce all’inizio degli anni Ottanta come costola della Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo, attraverso accordi formalizzati in un incontro avvenuto presso l’hotel “Florio” situato sulla Statale 16 tra Foggia e San Severo, cui avrebbe partecipato lo stesso Cutolo. In quarant’anni di storia si sono avute tre guerre di mafia con decine e decine di morti ammazzati, una mattanza che, sotto certi aspetti, ci ricorda la Palermo dei tempi peggiori, quella fotografata da Letizia Battaglia e raccontata dal giornale L’Ora.

Tanti i boss presenti nel territorio: da Rocco Moretti detto “il Porco”, attuale capo della batteria Moretti-Pellegrino-Lanza, a Donato e Francesco Delli Carri, dai fratelli Frascolla e Roberto Sinesi. Non è possibile fare un elenco esaustivo; sono tanti i boss e tantissimi gli affiliati, anche “personaggi” che lavorano per l’amministrazione pubblica. Don Peppe Diana, che il 4 luglio di quest’anno avrebbe compiuto sessantaquattro anni, assassinato dalla camorra, nella lettera “Per amore del mio popolo non tacerò”, scriveva: “La camorra oggi è una forma di terrorismo che incute paura, impone le sue leggi e tenta di diventare componente endemica nella società campana”. È quello che sta accadendo anche al territorio di Foggia. Ecco perché per amore del popolo, di tutto il popolo italiano, non possiamo tacere. Mai. Dobbiamo parlarne fino alla nausea.

Vincenzo Lalomia -ilmegafono.org