Le vittime innocenti di mafia sono talmente tante che purtroppo quasi ogni giorno ricorre l’anniversario della tragica morte di una di esse. Lo scorso 18 marzo, a essere ricordato è stato Alfredo Agosta, maresciallo dei carabinieri di istanza a Catania nella peculiare ed intricata situazione criminosa in cui versavano la città e la Sicilia nei primissimi anni ‘80. Il tardo pomeriggio del 18 marzo 1982 il maresciallo Agosta si trovava a sorseggiare un tè presso un bar di Catania in compagnia di uno dei suoi informatori, il pregiudicato Rosario Francesco Romeo, imprenditore vicinissimo al boss Nitto Santapaola. In quel frangente il bar divenne imprevedibilmente teatro di un agguato mafioso ai danni di Romeo nell’ambito della guerra per il controllo del territorio tra i Santapaola e i Ferlito. Agosta rimase coinvolto perché, da carabiniere ligio al proprio dovere, cercò di opporsi ai due sicari venendo raggiunto, mortalmente, da un colpo di fucile al fianco.
L’omicidio del maresciallo provocò la reazione decisa dei suoi colleghi e venne attivata una macchina investigativa di tutto rispetto. Inoltre, il pentito Filippo Lo Puzzo si autoaccusò di aver partecipato a quel raid, ma nonostante questo non si è mai arrivati a una condanna per mandanti e sicari di Agosta e Romeo. Esiste esclusivamente una sentenza del Tribunale civile che riconosce ad Alfredo Agosta lo status di “vittima di mafia”. Nessuna giustizia concreta per un uomo che la giustizia l’ha servita, letteralmente, sino all’ultimo respiro, ma quantomeno la certezza, ogni anno, di non essere stato dimenticato. Quest’anno, in occasione della quarta decade dalla sua morte, le commemorazioni sono state molte. Innanzitutto gli è stata intitolata, con una cerimonia molto sentita e partecipata, la caserma dei carabinieri di Nesima, nel capoluogo etneo. Tra i partecipanti alla cerimonia il figlio del maresciallo, Giuseppe Agosta, che l’ha definita un segno tangibile della sconfitta della criminalità organizzata.
“L’intitolazione ad Alfredo Agosta – ha dichiarato Rino Coppola, comandante provinciale dell’Arma- rievoca ad una sera tragica, un ricordo doloroso ma necessario soprattutto all’indirizzo delle nuove generazioni”. “Ad oggi – ha continuato il comandante – il suo delitto insoluto rimane una macchia indelebile ma che ha contribuito a risvegliare tante coscienze. Onoriamo tutti il suo sacrificio a supporto dell’eredità morale che ci ha lasciato: il suo esempio ci ispirerà per sempre”. Per commemorare il sacrificio del valoroso carabiniere e farne occasione di insegnamento per le generazioni future si è svolta nei giorni scorsi, presso l’auditorium delle Ciminiere di Catania, anche una lezione di legalità ed impegno civile. Il ricordo del carabiniere e la tematica del contrasto alla criminalità organizzata sono stati al centro del convegno rivolto agli studenti delle scuole secondarie di Catania con gli interventi di addetti ai lavori quali prefetto, magistrati, carabinieri e lo stesso Giuseppe Agosta.
È stato infine organizzato, sempre in onore del maresciallo Agosta, la sera del 18 marzo, presso il teatro Bellini di Catania, il concerto della Fanfara del 12° Reggimento Carabinieri “Sicilia”, concerto il cui ricavato è stato interamente devoluto in beneficenza. Un carico di emozioni e di ricordo per un valoroso uomo dello Stato che ha combattuto contro la mafia, una figura forse troppo poco conosciuta dai più. Una serie di celebrazioni per ricordare Agosta, ma anche una occasione di insegnamento, di speranza per le generazioni future in attesa che un giorno, forse, arrivi anche una sentenza di condanna di mandanti ed esecutori dell’omicidio.
Anna Serrapelle-ilmegafono.org
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