Continuano insistenti i bombardamenti turchi nell’area del governatorato di Duhok, nel Kurdistan Iracheno, zona già di per sé fragile con oltre 86 mila rifugiati presenti. In totale, nel Kurdistan Iracheno vi sono 247 mila IDPs (Internally Displaced Person) e niente e nessuno che ora possa legalmente e umanamente tutelarli. Per questo le famiglie dai campi profughi di Duhok lanciano un urlo disperato di allarme: “Ogni giorno la Turchia sta bombardando le nostre zone, le nostre case, la nostra vita. Abbiamo paura”. A Hirore, un villaggio del governatorato di Duhok, una famiglia mi racconta di come si sia salvata “per puro miracolo”: “Questa zona è stata presa di mira da giorni dai bombardamenti turchi, la Turchia non fa discriminazioni tra il PKK e i villaggi di noi civili quando bombarda. Non è vero che nel mirino ci sono solo le guerrilla del PKK. No, nel mirino ci siamo noi curdi”.

Da quanto tempo va avanti questa situazione?
Hirore è sotto attacco da ormai una settimana. Siamo un villaggio di 300 persone, vogliono farci fuori tutti”.

Dalle foto che A. mi mostra si vedono il cielo e il sole caldo del periodo, poi la loro casa gravemente danneggiata, per le strade le cicatrici di una guerra ancora aperta.

Cos’è successo alla vostra casa?
La nostra casa è in piedi per fortuna. Danneggiata, ma ancora in piedi. Ci siamo salvati per miracolo. Gli aerei da guerra turchi hanno iniziato ad aprile a minacciare le nostre zone, ora gli attacchi con razzi si stanno solo intensificando. Lultimo attacco che ha danneggiato la nostra casa è avvenuto laltro giorno intorno alle 21. Abbiamo avuto molta paura e ne abbiamo ancora. Non riusciamo più ad uscire né di giorno, né di notte”.

Una paura che traspare anche dalla sua voce, insieme alla rabbia. La sua famiglia e altri abitanti non possono nemmeno recarsi nei campi a lavorare, loperazione portata avanti dalla Turchia è più intensa, non vi sono attimi di respiro e lidea di andare a lavorare i campi spaventa molto gli abitanti. Scenari già visti di civili uccisi mentre erano a lavorare, di bambini fatti saltare in aria da mine antiuomo. Esponenti politici della località di Duhok mi riferiscono di una situazione estremamente grave che si sta solo ampliando.

La Turchia continua a violare le convenzioni di Ginevra e i diritti umani senza che una sola potenza mondiale si alzi in piedi e ne denunci le atrocità, nemmeno lItalia, che pure applaudiva Papa Francesco, quando pochi mesi fa è andato nel Kurdistan Iracheno. Un atteggiamento, quello del nostro Paese pieno di ipocrisia. Non abbiamo smesso di essere tra i primi venditori di armi al sultano Recep Tayyip Erdogan, non ci siamo alzati incriminandolo di avere le mani sporche di sangue innocente e diritti umani violati. Non ci stiamo alzando in piedi nemmeno ora che il Kurdistan Iracheno è sotto perenne attacco di una tirannia atroce.

Rossella Assanti -ilmegafono.org