La musica è da sempre un mezzo attraverso cui esprimere la propria visione del mondo. Attraverso armonie e melodie si riescono a delineare idee e sfaccettature che inquadrano le percezioni e le esperienze dell’artista che si cimenta in questa descrizione. Come quelle espresse da un bravo musicista, Giulio Cazzato, nel suo ultimo album intitolato “La mia solta libertà”. Lungo le sette tracce che compongono questo disco, uscito lo scorso 6 maggio, Giulio ci racconta la sua visione delle cose. Ci narra un mondo sempre più legato al materialismo, a tutto quello che è appariscente e superfluo, che mette in secondo piano valori e principi per far spazio al protagonismo effimero di stampo social.
La base compositiva dalla quale Giulio Cazzato (che abbiamo ospitato nell’ultima puntata della nostra trasmissione radiofonica “The Independence Play”) dà libero sfogo al concept de “La mia sola libertà” è un pop-rock eterogeneo dalla concezione molto italiana che, lungo la tracklist, snatura momentaneamente la sua struttura a favore di una dinamicità sonora che rende l’intero prodotto di facile e piacevole ascolto. Il genere proposto da Giulio – a nostro modo di vedere più tendente al rock che al pop – mostra momenti più tosti ed energici che arrivano quasi al punk o che comunque evidenziano delle venature e degli intrecci melodici che possono collocarsi senza troppi dubbi all’interno di sonorità alternative. Ma non è tutto per quanto riguarda i contenuti di questo disco.
Innanzitutto sono chiari e limpidi i richiami alla scuola cantautorale italiana, influenza musicale quasi implicita per chi è cresciuto nel nostro Paese, che si manifesta in modo estemporaneo ma costante lungo tutto il disco. Non mancano anche riferimenti più recenti, che definiamo genericamente come indie, inseriti qua e là come arricchimento e corposità per la traccia, come supporto ai riff di chitarra o alla voce. Insomma una bella produzione, molto varia e poliedrica, che ci ha gradevolmente colpito.
Manuele Foti – ilmegafono.org
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