Così come la protagonista della canzone dei Baustelle (La guerra è finita), la leggenda della Pillirina insegna la storia di un suicidio d’amore. È notizia di qualche giorno fa che la Soprintendenza dei Beni Culturali di Siracusa abbia dato parere positivo a degli interventi di ristrutturazione, con possibilità di cambio d’uso in abitazione, delle casermette della Batteria Emanuele Russo, situate a Punta della Mola, dove sotto si erge la famosa Grotta della Pillirina. La società che gestisce i lavori è la Elemata Maddalena, del marchese Emanuele di Gresy, la stessa che nel 2015 voleva trasformare l’area storica in un resort di extra-lusso. Indimenticabili le mobilitazioni cittadine, di associazioni e privati che, attraverso una petizione e la progettazione di un Piano Paesaggistico/Archeologico presentato alla Regione Sicilia, hanno chiesto a gran voce che l’area di Punta Maddalena venisse lasciata intatta e aperta alla fruizione pubblica.
Allora, come mai adesso la Sovrintendenza strizza l’occhio alla Elemata Maddalena? “Non più resort di lusso, ma abitazioni”, sembrerebbe questa la motivazione principale che spinge l’Ente Pubblico di Salvaguardia dei Beni Storici Culturali ad ammorbidirsi nei confronti della società del marchese, che in passato acquistò i terreni in questione per la cifra di 13 milioni di euro e dei quali è effettivamente proprietaria. La società dichiara che vuole intervenire per “salvare” tali costruzioni dal degrado in cui versano, affermando che sono state ridotte notevolmente le quantità di cemento che andranno versate e che non verranno effettuati scavi che compromettano o danneggino l’attuale paesaggio. È vero che le casermette si trovano in uno stato di degrado e completo abbandono, ma è anche vero che il Piano Paesistico presentato dal Comune per la salvaguardia e la valorizzazione dell’area a usufrutto pubblico è stato bloccato dalla Regione, impedendo qualsivoglia strategia di difesa.
Il problema principale si presenta nell’uso di termini giuridici quali “ristrutturazione” invece di “restauro” – che porterebbe ad una completa trasfigurazione delle casermette in abitazioni – e “destinazione residenziale”, facilmente trasformabile in “residenza per ricezione turistico/alberghiera”. I soliti noti cavilli burocratici, insomma, che darebbero il via libera, in un lasso di tempo prevedibile, ad una totale privatizzazione di un’aerea di forte interesse naturalistico, storico e culturale.
Dalle catacombe a pozzetto risalenti alla cultura Thapsos (XV – XIV sec. a.C.), riusate dagli Ateniesi nel V sec. a.C. [Tucidide libri VI- VII], alle Latomie del periodo greco, usate come prigioni mortali per i soldati Ateniesi, alle lunghe gallerie sotterranee del periodo romano usate fino al ‘700, come testimoniano incisioni e pitture lasciate da prigionieri e pirati, per arrivare alle casermette della Batteria Emanuele Russo che, insieme alla vicina Batteria Alma Doria, è stata protagonista della famosissima “Operazione Husky” (Sbarco in Sicilia) che preoccupava gli inglesi: tutte queste sono ben note testimonianze storiche di questo meraviglioso pezzo di costa aretusea. Per non parlare dell’incredibile biodiversità naturalistica che, dalle balene e capodogli che passano nel profondo mare della limitrofa Riserva Marina del Plemmirio, all’infinita verità di alghe e coralli lungo la costa, all’incredibile macchia mediterranea che si estende dall’altopiano della penisola fino all’entroterra, interrotta qua e la dai resti degli storici muretti a secco iblei, che, di per sé, dovrebbero far desistere qualunque persona dotata di un minimo di senso civico e memoria storica da un qualsivoglia tipo di intervento.
E adesso, cara Pellegrina, splendida ragazza che volevi solo essere libera di amare, rischiamo di fare la tua stessa fine: un suicidio della memoria causato dal silenzio di una Regione che avrebbe dovuto venirci incontro, ma che è naufragata in una tempesta, forse. E a noi sembrerebbe non resti che rinunciare alla nostra stessa vita. Ma siamo veramente pronti a farlo?
Sarah Campisi -ilmegafono.org
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