Era il 20 agosto del 2020 quando il telegiornale dedicava un servizio a Nik Spatari, artista calabrese scomparso all’età di 91 anni. Presentato come un ribelle, un rivoluzionario, un visionario, Spatari ha dedicato la propria vita all’arte. Nato a Mammola (Reggio Calabria) nel 1929, è rimasto sordo in tenera età e questa circostanza lo costrinse ad approfondire i suoi studi in scultura e architettura da autodidatta, ma non gli impedì di viaggiare in lungo e in largo per l’Europa. Dopo aver respirato il fermento dell’ambiente culturale parigino, frequentando lo studio di Le Corbusier, e aver conosciuto Jean Cocteau ed incontrato Pablo Picasso e Max Ernst, e dopo aver vissuto a Milano, decise di ritornare nella sua Calabria per dare forma a quella che oggi può essere definita la sua eredità: il MuSaBa di Mammola (clicca qui).
In quel servizio del tg, le immagini del MuSaBa animavano lo schermo di colori, forme e bellezza e concentravano tutta la forza di un progetto che unisce arte e territorio, forza che ha trovato il suo culmine nelle immagini che raccontavano l’opera indicata come “La Cappella Sistina della Calabria”. Impossibile non approfondire e curiosare, cercando ancora notizie sull’artista Nik Spatari e sul suo Parco Museo Santa Barbara, il MuSaBa appunto.
Era il 1969 quando Nik e la compagna Hiske Maas, anche lei artista, decisero di trasferirsi in Calabria per dar forma ad un progetto attraverso cui promuovere l’arte in una terra bellissima ma ostile e troppo spesso identificata con il malaffare. Ma Nik e Hiske nel tempo sono riusciti a costruire una vera e propria oasi di bellezza, hanno trasformato un pianoro nel cuore della Locride nell’unico museo all’aperto della regione, uno dei pochi in Europa, dando vita ad un laboratorio di sperimentazione artistica dove trasmettere e condividere forme e tecniche espressive e dove arte significa anche tutela del paesaggio.
Il Parco Museo Santa Barbara si sviluppa attorno ai resti dell’antico Complesso Monastico di Santa Barbara e si estende per circa sette ettari, con istallazioni colorate e bizzarre, con architetture e spazi surreali dove le forme diventano un abbraccio avvolgente. Il tutto incorniciato da un paesaggio, quello del Parco Nazionale dell’Aspromonte, dove storia antica e contemporanea si fondono in un percorso in continua evoluzione. Potrebbe definirsi un cantiere creativo che raccoglie opere di artisti nazionali ed internazionali, di studenti e volontari. Una delle opere che senza dubbio merita di essere ammirata è il dipinto intitolato “Sogno di Giacobbe”, più conosciuto come “La Cappella Sistina della Calabria”.
Questo dipinto è stato realizzato da Nik Spatari tra il 1990 e il 1994 ed è un‘opera monumentale, lunga 14 metri, larga 6 e alta 9 che si estende per tutto lo spazio della volta e dell’abside della cappella dell’ex Chiesa di Santa Barbara. La tecnica utilizzata per realizzarlo è un’invenzione di Nik Spatari che la descrive con queste parole: “Le figure, o silhouette, sono ritagliate su fogli di legno leggero, dipinte e poi applicate come rilievi sospesi nell’aria”. Una tecnica che, elaborando l’antica arte del mosaico, conferisce al dipinto una tridimensionalità unica. Ma durante la lunga passeggiata all’interno del Parco, oltre alle opere di Nik Spatari, si possono ammirare anche quelle di 40 artisti contemporanei, tra cui la “Fountain” dell’artista taiwanese Jin Jong Chen, la “Donna Fontana” di Stevie Kerwin (realizzata nel 1987 e poi ricoperta da Nik Spatari con frammenti colorati) e ancora l’opera “Fireman”, ispirata alla protettrice Santa Barbara, dell’artista calabrese Italo Sganga.
Nik e Hiske e i tanti artisti che, dalla fine degli anni Sessanta, hanno contribuito alla nascita del MuSaBa, piano piano hanno trasformato un luogo abbandonato in un museo colorato a cielo aperto, legato al territorio, alla sua storia passata e quella futura. Il sogno di questi due artisti ha reso possibile l’impossibile. In una terra, la Calabria, dove nessuno in quegli anni avrebbe mai scommesso una lira, il loro sogno ha dato origine ad un luogo in cui l’arte è espressione ed insieme comunione, condivisione, rispetto del territorio e della vita, dove la diversità o la disabilità non sono un limite ma un’occasione per raccogliere nuove sfide, un luogo dove l’arte è arte e coinvolge il corpo e l’anima di chi lo attraversa.
Serena Gilè -ilmegafono.org
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