La scorsa settimana, a Roma, presso la sede della Direzione Nazionale Antimafia e alla presenza, tra gli altri, del Procuratore nazionale, Federico Cafiero de Raho, è stato presentato l’ultimo studio condotto da Eurispes sulla permeabilità delle province e dei territori italiani alla criminalità organizzata. Tale studio è stato reso possibile grazie all’utilizzo di ben oltre 160 indicatori e 19 variabili che hanno permesso di stabilire l’indice Ipco (indice di permeabilità), molto utile al fine di stilare una classifica delle province e dei territori italiani più o meno colpiti dal giogo mafioso. Purtroppo lo scenario è a dir poco allarmante: dai risultati, infatti, emerge che non vi è provincia italiana esente da una certa permeabilità mafiosa, a dimostrazione del fatto che il problema non è relegabile ad uno o pochi territori circoscritti, bensì all’intero Paese.

Tra le prime 10 province (quelle quindi con un indice Ipco elevato), 9 si trovano al Sud, con Crotone al primo posto (108.62 punti), seguita da Vibo Valentia (107.29), Napoli (106.89) e Reggio Calabria (106.88). All’ottavo posto, quasi a sorpresa, si trova invece Imperia, unica provincia del Nord ad aver accumulato un punteggio così alto. Come è facile immaginare, tra le posizioni più alte della classifica troviamo principalmente territori del Sud Italia (con l’eccezione di Matera, unica provincia virtuosa del Mezzogiorno), mentre tra quelle con un indice più basso vi sono le province del Nord-Est (Trento e Bolzano fra tutte). Risultati positivi si registrano anche a Lodi, Parma, Terni e in generale in Brianza.

Inoltre, è stato registrato un notevole innalzamento delle misure di contrasto alla criminalità organizzata un po’ su tutto il territorio. Ciò a dimostrazione del fatto che, sebbene la situazione sia ancora piuttosto difficile (il Covid non ha certo migliorato le condizioni sociali ed economiche dei cittadini italiani), allo stesso tempo vi è una consapevolezza tale del fenomeno mafioso che è maggiore rispetto a qualche decennio fa. Un elemento, questo, che permette di adoperare forme di lotta e di informazione che riescono, in parte, a contrastare la prepotenza e lo strapotere delle famiglie mafiose nei territori colpiti. La situazione resta comunque preoccupante e pertanto non va abbassata la guardia. Tra le province che hanno registrato un incremento della permeabilità alle mafie vi sono due delle più importanti in assoluto, ovvero Milano e Roma: un dato che non sorprende, soprattutto se si considera la produttività e le opportunità speculative del capoluogo lombardo e l’importanza geografica e sociale della Capitale, che è sede delle più importanti piazze di spaccio d’Italia e da anni si trova nella morsa delle tre principali mafie italiane e di altri gruppi criminali locali.

Il fatto che non vi sia territorio immune al male mafioso è un segnale di come la mafia riesca ad adattarsi egregiamente ad ogni area del Paese: “La criminalità organizzata – ha affermato il presidente di Eurispes, Gian Maria Fara –  ha dimostrato di saper adattare le proprie strategie di crescita ai bisogni del territorio, riuscendo spesso a presentarsi come alternativa alle risorse legali, soprattutto per le categorie sociali più vulnerabili”. “Ciò – continua Fara – permette a queste organizzazioni di aumentare sia il loro controllo sul territorio, sia il sostegno ricevuto da parte dello stesso”. Di identico avviso è il procuratore nazionale De Raho, secondo il quale “non è l’arretratezza socioeconomica che genera le mafie, ma sono le mafie che causano l’arretratezza”. Questo significa che non si tratta di una arretratezza endemica o genetica, tipica di un territorio in particolare, ma di storia vera e propria: “Quando le mafie del nostro Paese hanno preso il sopravvento – ha precisato De Raho – una parte dell’Italia si è fermata e ora il rischio è che si infiltri nelle altre zone d’Italia…Senza le mafie il nostro Paese sarebbe il primo Paese al mondo”.

Probabilmente una parte degli italiani si accontenterebbe anche di retrocedere al secondo o terzo posto. Quel che conta davvero, però, è che questo male venga sconfitto una volta per tutte. Non sappiamo quanto ci vorrà, né se verranno adoperati tutti i mezzi necessari a contrastare le mafie da ogni punto di vista, ma quel che è certo è che ognuno di noi, nel proprio piccolo, può fare tanto. Il sogno, che dipende da tutti noi, è di vivere quanto prima in un’Italia finalmente “mafia free”, dove tutti possano avere le stesse opportunità sociali, economiche e di realizzazione personale. Da Trento a Siracusa, da Viterbo a Campobasso: l’Italia nel suo insieme, libera una volta per tutte dall’oppressione e dalla morsa delle mafie. Poniamocelo come augurio per il 2021, anche se non basterà un auspicio fatto di parole.

Giovanni Dato -ilmegafono.org