Il lockdown imposto dalla pandemia di Covid-19, se da un lato ha recato seri danni all’economia, dall’altro ha consentito una boccata d’aria pulita all’intero pianeta. Nel periodo di chiusura totale, infatti, si è verificato un calo del 7% sulle emissioni dei gas serra, una situazione straordinaria che, tuttavia, non ha impedito la disastrosa avanzata del riscaldamento globale. I dati sono riportati nella nuova edizione dell’emissione gap report, con il quale l’Unep (Programma per l’ambiente delle Nazioni Unite) calcola in proiezione le emissioni di gas serra entro il 2030, confrontandole con i valori che potrebbero scongiurare la crisi climatica.

Lo scorso anno la maggior parte delle emissioni tossiche sono state provocate da combustibili fossili, una quantità in costante aumento da dieci anni a questa parte. A destare preoccupazione sono anche le emissioni legate all’uso del suolo, basti pensare alle quantità di CO2 sprigionate dagli incendi in Indonesia, Australia e Amazzonia, una copertura pressoché globale.

Per quanto il 2020 sia stato un anno sui generis, dobbiamo pur sempre fare i conti con ampie concentrazioni di anidride carbonica e ossido di azoto. Il trend virtuoso rilevato quest’anno potrebbe contribuire ad attenuare il riscaldamento globale di soli 0,01 gradi centigradi. L’Unep sostiene che gli attuali provvedimenti dell’Accordo di Parigi sono insufficienti per contrastare la catastrofe.

Nell’ottica di ripresa post Covid, i governi stanno stanziando 12mila miliardi di dollari per l’economia, cifre che potrebbero essere investite nella transizione green, ma c’è bisogno della collaborazione della politica. Tagliando il 25% delle emissioni di gas previste per il 2030, si potrebbe provare a contenere il riscaldamento globale entro i 2 gradi centigradi delle ere preindustriali. Una transizione più sistematica al green, invece, potrebbe addirittura contenere il tutto entro gli 1,5 gradi centigradi. Ecco perché bisognerebbe agire in fretta, privilegiando la transizione green.

Redazione -ilmegafono.org