I cambiamenti climatici hanno avuto diverse ripercussioni anche nella gestione delle attività economiche e dei servizi. Tra questi si contano anche le assicurazioni: sono molti gli assicuratori europei e australiani che hanno deciso di fornire più copertura ad attività minerarie e centrali di carbone, al contrario di compagnie asiatiche e statunitensi che invece coprono il settore delle estrazioni. I dati si rilevano nell’ultimo report della campagna internazionale Insure our Future, che comprende anche Greenpeace e Re:Common. Liberty Mutual, Chubb, Sompo,
Tokio Marine e l’inglese Lloyd’s, per esempio, assicurano ancora il settore del carbone, ma d’altra parte sono ancora molto deboli le azioni delle compagnie sulla gestione di petrolio e gas. Il settore assicurativo, dal canto suo, potrebbe compiere gesti importanti nella lotta al cambiamento climatico: non assicurando aziende dalla forte inclinazione alle fonti non rinnovabili, le compagnie assicurative potrebbero fare in modo che queste non sviluppino ulteriori progetti, e dunque, altre emissioni.
Tra le compagnie prese in considerazione c’è anche Assicurazioni Generali, leader italiano del settore, che ha tuttavia fermato il suo contributo al contrasto all’emergenza climatica. Generali, sostenendo inoltre la PGE, la più importante società per la produzione energetica in Polonia, sta ostacolando la transizione al rinnovabile del Paese. Una posizione controversa anche sul versante petrolio e gas: Generali ha fatto sapere, tramite il questionario di CDP (ex-Carbon Disclosure Project), che alcuni suoi meccanismi consentono ancora di assicurare società petrolifere e del gas.
I contribuiti delle assicurazioni però, sono ancora insufficienti: “sabotare” con le proprie iniziative il dilagare delle energie rinnovabili potrebbe essere un buon primo passo.
Redazione -ilmegafono.org
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