In settimana, due operazioni sono scattate quasi in contemporanea in Liguria e in Piemonte, andando ad infliggere colpi importanti alla ‘ndrangheta il cui radicamento nel nord Italia sembra in continua espansione. A Bra, in provincia di Cuneo, è stato sgominato un sistema che si reggeva principalmente sul narcotraffico: nel mirino degli inquirenti sono finiti i fratelli Luppino, originari della provincia di Reggio Calabria e legati alla famiglia degli Alvaro di Sinopoli, che gestisce una potentissima ’ndrina a Sant’Eufemia di Aspromonte. Nel cuneese la famiglia era titolare di numerosi traffici ed era molto temuta e rispettata dalla popolazione. “Una capacità di controllare il territorio che derivava dal nome”. ha precisato Luigi Mitola, dirigente della Squadra mobile di Torino. Nonostante ciò, le indagini sono proseguite e hanno portato all’arresto di 12 persone a fronte di una trentina di indagati sui quali si stanno ancora facendo accertamenti. Tra questi ci sono anche alcuni membri delle forze dell’ordine accusati di corruzione e favoreggiamento della criminalità organizzata.

In Liguria invece è venuta fuori una vicenda che sottolinea quella che è una tendenza generale delle associazioni criminali: prosperare nei settori in crisi. È il caso del turismo che, a causa del lockdown, sta vivendo una delle stagioni più drammatiche di sempre. A Finale Ligure, Alfonso Pio, figlio di Domenico, boss della ‘ndrangheta brianzola, aveva messo le mani sull’Hotel del Golfo nel quale soggiornava gratuitamente la sua compagna.

Secondo le accuse, Pio avrebbe esercitato un’estorsione aggravata ai danni dei titolari dell’hotel per acquisirne illecitamente le quote tramite un prestanome. Secondo alcune testimonianze il rampollo della ‘ndrina brianzola aveva già messo nel mirino le spiagge della riviera ligure nel 2016 e dal momento in cui aveva iniziato ad esercitare la propria influenza sull’hotel si era sempre comportato come il padrone della struttura.

Estorsioni, traffico di stupefacenti, corruzione, violenze: c’è tutto nel mix di reati che ogni giorno la ‘ndrangheta esercita in tutto il nord Italia. Terreno più florido ed economicamente più attivo rispetto a quello della Calabria di cui sono originarie le cosche. Una realtà che non rappresenta più una novità per chi conosce il problema della malavita organizzata, come ad esempio giornalisti come Giovanni Tizian o Giulio Cavalli o lo stesso Roberto Saviano che, già 10 anni fa, raccontava in tv delle influenze della ‘ndrangheta al nord, spiegando come già allora la Lombardia fosse la regione con il “più alto tasso di investimento criminale d’Europa”. Oggi siamo di fronte a un sistema ben radicato nei tessuti sociali dei territori dove si esercita questo potere che utilizza i suoi vecchi canali (quello della droga e delle estorsioni) per aprire nuovi business e influenzare nuovi settori, come quello immobiliare e del turismo.

Vincenzo Verde -ilmegafono.org