Camorra e ‘ndrangheta unite nel controllo dello spaccio nella Capitale. È questo quel che emerge dall’operazione “Akhua”, una vasta inchiesta realizzata dai Carabinieri del Comando Provinciale di Roma, in collaborazione con i comandi dell’Arma e della Guardia Civil spagnola, terminata con l’arresto di ben 33 esponenti di alcune famiglie mafiose. Ciò che si evince dalle indagini è una vera e propria “pax Capitale” messa in atto dal clan dei Ricciardo di Secondigliano (Napoli) e dalla ‘ndrina di Rosarno, due delle organizzazioni criminali più potenti e pericolose presenti sul territorio nazionale.

Secondo gli inquirenti, i due clan avrebbero raggiunto un accordo per il controllo di alcune delle piazze di spaccio più note di Roma, un accordo che avrebbe permesso il proliferare di attività illecite, oltre che aumentare il potere sul territorio e le entrate economiche provenienti proprio da queste stesse attività. Una collaborazione, una “mutua assistenza” che avrebbe consolidato così una rete criminale quasi impossibile da scalfire e che, sempre secondo quanto riportato dalle carte dell’indagine, sarebbe giunta sino in Sardegna. A quanto pare, infatti, i due clan non si sarebbero limitati a gestire lo spaccio nell’area a nord-est di Roma, ma avrebbero persino fatto ulteriori accordi con Luca Zedde, capo di un’organizzazione criminale sarda, il quale avrebbe acquistato ingenti quantità di cocaina dai clan in questione. Insomma, un vero e proprio giro d’affari illecito reso possible da un sodalizio potentissimo e su cui gli inquirenti hanno finalmente fatto luce.

A questo punto, quindi, qual è lo scenario che si evidenzia? Come già avvenuto in passato, non può passare inosservata la facilità con cui due clan di diversa provenienza riescano a collaborare e ad unirsi allo scopo di rafforzare il proprio potere e il controllo di un unico territorio, nonostante questo sia “lontano” dalle zone di competenza più note. Sia chiaro: che la mafia esista solo al Sud o che faccia affari esclusivamente all’interno delle realtà meridionali è una bufala alla quale non bisogna assolutamente credere, specie se si pensa alle ultime inchieste da 30 anni a questa parte. Allo stesso tempo, però, resta sorprendente la forza e l’abilità con cui certi clan riescono a ramificarsi e ad espandersi in realtà così consolidate come quelle delle grandi città del centro e del nord Italia e questo, forse, è uno dei motivi di preoccupazione che affligge maggiormente la giustizia italiana

Quando ci si trova davanti ad una “pax” così consolidata e forte, lo sforzo richiesto dalle forze dell’ordine e dalla giustizia stessa non può che essere maggiore; spesso, però, gli interventi, seppur decisivi ed utili alla lotta, arrivano in maniera tardiva e il rischio che le organizzazioni criminali siano riuscite a riorganizzarsi e riformarsi è comunque presente. Ma soprattutto, rimane la necessità di andare a scoprire le reti di complicità che sicuramente sono alla base del proliferare di attività e rapporti simili. Nulla che abbia una portata tale può svolgersi senza una fitta rete di complicità. Speriamo che si giunga anche a quelle, che sono alla base degli affari criminali.

Giovanni Dato -ilmegafono.org