È stato definito “quadrilatero della morte”, perché i fumi sprigionati dalle ciminiere recano danni e minacce alla salute dei cittadini che vi si trovano a contatto. E perché per anni i veleni industriali hanno inquinato aria, suolo e anche il mare. È il polo petrolchimico di Siracusa-Priolo-Melilli-Augusta, una delle aree industriali più grandi d’Europa. I cittadini che si trovano all’ombra di questo ingombrante vicino, forse possono intravedere la speranza filtrare dalle nubi scure e maleodoranti dell’impianto petrolchimico.
L’iniziativa nata su Change.org (di cui vi avevamo parlato qualche mese fa) ha dato i suoi frutti. Oltre il muro dell’indifferenza che asfissiava ormai da troppo tempo le persone del posto, si è attivata una petizione online per mandare un messaggio forte e chiaro alle istituzioni: non esistono solo i morti e la distruzione dell’ex Ilva, esiste anche l’emergenza ambientale nella provincia di Siracusa. Una raccolta di firme per chiedere riconversione, bonifiche, in poche parole una transizione ecologica, che possa far cessare gli effetti disastrosi dell’industria petrolchimica sull’ambiente e sulla salute dei cittadini. Ebbene, la petizione ha permesso di raccogliere oltre 175000 firme che, lunedì scorso, sono state consegnate al ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, presso la sede della Regione Sicilia, a Catania.
Il ministro Costa, nel corso dell’incontro, ha sollecitato la trasmissione, da parte della Regione, dei dati relativi al quadrilatero della morte all’Ispra, per aggiornare il catasto degli inquinanti, come richiesto dai sostenitori della petizione. L’assessore regionale all’Ambiente, Totò Cordare, e il presidente Musumeci hanno invece comunicato che a breve sarà attivato un sistema di monitoraggio della qualità dell’aria nella zona. All’assessore regionale alla Salute, invece, è stata fatta esplicita richiesta di fornire i numeri relativi ai malati di tumore nella provincia, confrontandosi con i dati raccolti dal registro tumori.
La campagna, iniziata a gennaio, ha attirato l’attenzione dei media nazionali e dei cittadini di altre regioni, spesso accomunati da un destino infelice segnato dalle emissioni. Insieme è possibile fare la differenza. La speranza è che alle promesse seguano progetti e soprattutto azioni concrete.
Redazione -ilmegafono.org
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