Lo smaltimento della plastica rappresenta una delle emergenze ambientali più urgenti degli ultimi anni, ma non tutti sanno che il pericolo si nasconde anche in ciò che mangiamo. Secondo uno studio recente condotto dall’Università di Victoria, in Canada, e riportato dal sito Rinnovabili.it, l’enorme diffusione di microparticelle di plastica nell’ambiente coinvolge anche il cibo, tanto da ipotizzare che, nel giro di un anno, gli esseri umani potessero ingerire almeno 50mila particelle.
Prima di questa ricerca, l’allarme era stato già lanciato dall’Università di Newcastle, in Australia, con un’indagine commissionata dal WWF. Questo studio offre dati più semplici, ma allo stesso tempo preoccupanti: ogni settimana ingeriamo circa 5 grammi di plastica, ossia l’equivalente di una carta di credito. La maggior parte di queste particelle proviene dall’acqua in bottiglia e dai frutti di mare, un vero ricettacolo dei mari.
Secondo i dati provenienti dalle analisi su bottiglie di plastica negli Stati Uniti, infatti, il 94,4% dell’acqua in bottiglia contiene 9,6 fibre plastiche per litro d’acqua, mentre in Europa la percentuale scende a 72,2% di bottiglie con 3,8 fibre di plastica al litro. L’incremento di plastica si è verificato per la maggiore negli ultimi vent’anni, tanto che il WWF si è impegnato a lanciare una petizione per far sì che, entro il 2030, ogni paese del mondo adotti misure concrete per contrastare l’inquinamento da plastica negli oceani.
Redazione -ilmegafono.org
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