La mafia non è più un problema legato esclusivamente al nostro Paese, ma è diventata un’emergenza globale. A ricordarlo, settimana scorsa, è stato don Luigi Ciotti, intervenuto al parlamento europeo a Bruxelles per proporre una nuova agenda politica finalizzata a migliorare la legislazione sovranazionale per combattere la criminalità organizzata. “Civil Hub Against orgaNized Crime in Europe” è il nome di questa agenda raccolto nella suggestiva sigla CHANCE. Come ricordato da Don Ciotti, in Italia e in Europa la mafia è più forte che mai, raccogliendo circa l’1% dell’intero PIL europeo. Questa rete internazionale di contrasto legislativo potrebbe rappresentare un’opportunità per costruire un sistema di difesa efficiente e uguale per tutti.
Negli ultimi anni, l’Europa ha dovuto fare i conti con una sempre maggiore crescita delle associazioni a delinquere su buona parte del territorio. Secondo un rapporto di Europol del 2017, infatti, sono circa 5000 le società criminali presenti nel Vecchio Continente e, di queste, il 70% gestisce i suoi traffici anche all’estero (coinvolgendo dunque più di un paese dell’Unione Europea), mentre quasi il 50% gestisce più di un traffico illegale. Anche per questa ragione lo scorso ottobre, dopo 18 anni, è stata approvata la risoluzione Onu della “Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale”, un importante trattato che era stato controfirmato a Palermo da numerosi paesi europei nel 2000. Un trattato che però non era mai stato reso operativo poiché non tutti i paesi godevano degli strumenti per mettere in pratica i protocolli previsti per la repressione e le indagini sulle attività mafiose.
CHANCE, promossa da Libera e più nello specifico dal suo fondatore e presidente, don Luigi Ciotti, non vuole essere solo un’occasione per risvegliare le coscienze, ma anche un modo per trasferire molte delle battaglie (e delle vittorie) dell’associazione antimafia italiana da un livello nazionale a uno sovranazionale. Nell’agenda, infatti, troviamo proposte non nuove per i cittadini italiani, come la definizione legislativa per tutti di criminalità organizzata, la confisca dei beni criminali per un utilizzo sociale, il miglioramento della strategia per combattere il traffico di droga, ma anche proposte contro la tratta degli esseri umani, i crimini ambientali e il commercio illegale di armi.
Ogni punto dell’agenda è corredato da una proposta di legge e/o un progetto su scala internazionale per sensibilizzare i cittadini europei sul problema e riqualificare alcune zone particolarmente bistrattate dalla presenza delle associazioni a delinquere sul territorio.
Insomma il discorso di don Ciotti a Bruxelles è stato un invito alla corresponsabilità per fare fronte comune a un problema che per ora attecchisce diversamente nelle varie zone del continente, ma che continua ad espandersi a macchia d’olio e necessita di misure drastiche e uguali per tutti per invertire questo trend. Come ha ricordato il fondatore di Libera, chiudendo il suo illuminato intervento al parlamento europeo: “Oggi il futuro ci chiede di uscire dalle nostre paure, il futuro ci chiede di andargli incontro”. Saremo capaci farlo?
Vincenzo Verde -ilmegafono.org
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