La polemica di questa settimana avrebbe potuto investire il tema della TAV. Invece Di Battista e Di Maio scelgono il coupe de theatre. Forse la crisi di consenso e qualche scivolone governativo hanno convinto i vertici del Movimento a richiamare a rapporto Di Battista per dare quel tocco di lotta a un movimento diventato sempre più solo di governo. E allora chi andiamo a prendere? La scelta ricade ovviamente sui gilet gialli, il movimento di protesta francese nato da una rivolta sull’aumento del prezzo dei carburanti e trasformatosi in una costante minaccia per i sabati francesi.
In Italia si va allo stadio o al cinema, in Francia, da sempre più incazzosa di noi, si scende in strada con i gilet. E quindi il vice premier pubblica una foto accompagnata dalla didascalia: “Abbiamo fatto un salto in Francia e abbiamo incontrato il leader dei gilet gialli, Cristophe Chalençon, e i candidati alle elezioni europee della lista RIC di Ingrid Levavasseur. Questa è la foto ricordo di questo bell’incontro, il primo di tanti, in cui abbiamo parlato dei nostri Paesi, dei diritti sociali, di ambiente e di democrazia diretta. Il vento del cambiamento ha valicato le Alpi. Ripeto. Il vento del cambiamento ha valicato le Alpi”.
L’operazione di Di Battista e Di Maio sicuramente strizza l’occhio anche in Italia a chi li vorrebbe un poco più battaglieri. Se Di Maio ha il volto rassicurante e i toni rasserenanti della Prima Repubblica, il focoso centurione romano indossa quelli più accesi dell’uomo di strada. E quindi, dopo l’appassionante storia del terzomondista (quasi guevariano per certi aspetti) latinoamericano eccolo oggi coi neo giacobini francesi.
Serviva una sterzata, forse. Qualcosa che risvegliasse gli animi incazzati contro tutto e contro tutti. Il 2019 sarà un anno bellissimo ma i sondaggi, lo dice anche il presidente dell’ottimismo, vedono un M5S forte, ma in netto calo. Le europee si avvicinano e bisogna guadagnarsi il centro dell’attenzione per evitare di spianare del tutto la strada ai bardi leghisti. D’altronde l’area culturale cui ormai il Movimento tenta di fare riferimento è a destra. A detta degli osservatori, il leader dei gilet gialli, Chalençon, fa parte dell’ala oltranzista e viene da un passato di destra. Un ragazzo sensibile che si augurava un colpo di stato militare e la guerra civile.
Per fortuna Di Battista non ha un ruolo politico all’interno del Paese. Altrimenti si sarebbe, forse, rischiato un serio incidente diplomatico. Purtroppo Di Maio lo ha e al momento le sue mosse da ministro hanno prodotto tensione, con la Francia che ha richiamato il suo ambasciatore. In effetti, questo modo di agire dei 5 stelle con i gilet gialli equivale ad andare a cercare e poi uscire a cena con quello che ha spaccato la finestra al vicino con una spranga e gli ha dato dell’imbecille. La Francia non a caso ha parlato di indebita ingerenza nei confronti di un Paese sovrano.
Certo bisogna riconoscere una cosa: obiettivamente, parafrasando il vate Toninelli, a noi cosa ce ne frega, scusate, dei rapporti con la Francia? Neanche fossimo confinanti, neanche le nostre storie e i nostri interessi si intrecciassero a doppio filo. La cosa più bella, però, è che c’è un tentativo di movimento dei gilet gialli anche in Italia. E indovinate contro chi ce l’hanno, a parte lobby, vaccini, etc? Contro il governo. Meraviglioso. Il corto circuito continuo della realtà che stiamo attraversando forse non se lo sarebbe aspettato neanche Orwell in 1984.
Di fronte a questi eventi fa ormai sorridere chi ancora crede che il Movimento non sia né di destra né di sinistra. Dopo aver sposato in pieno le politiche leghiste, senza una parola di contrarietà o di allontanamento, adesso strizza anche l’occhio a partiti estremisti in Europa con cui allearsi.
Penna Bianca -ilmegafono.org
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