Pochi giorni fa il governo Conte ha ottenuto la fiducia del parlamento italiano e potrà dunque cominciare il piano di attuazione del contratto sulla base del quale è nata l’alleanza tra le due forze politiche che costituiscono il cosiddetto “governo giallo-verde”: la Lega di Matteo Salvini e il Movimento 5 Stelle di Luigi Di Maio. Già qualche giorno prima che si trovasse l’accordo sul premier e sui vari ministri, molti volontari, soprattutto del Movimento 5 stelle, hanno montato stand nelle principali piazze italiane per spiegare ai cittadini i vari punti del contratto che è stato anche pubblicato online.
Tra le varie proposte presenti, una di quelle che ha creato maggiore sgomento è quella riguardante la riforma della giustizia. Andando nello specifico, l’alleanza giallo-verde si propone di riformare il principio di legittima difesa attualmente regolato dall’articolo 52 del codice penale, già modificato nel 2006 (sotto il governo Berlusconi del quale la Lega, al secolo Lega Nord, era parte) dalla legge 52, che introdusse il principio di proporzionalità tra offesa e difesa. Uno strumento che all’epoca fu molto contestato perché si temeva che fosse un incentivo al possesso di armi, ma che ha comunque permesso di punire gli eccessi, come nei casi di alcuni rapinatori che sono stati sparati mentre fuggivano.
La proposta della maggioranza invece si basa sulla presunta necessità di superare questo principio per garantire l’inviolabilità della proprietà privata “eliminando gli elementi di incertezza interpretativa (con riferimento in particolare alla valutazione della proporzionalità tra difesa e offesa) che pregiudicano la piena tutela della persona”. Questa proposta è figlia di un progetto di legge presentato nel novembre 2015 dalla Lega Nord, che tentava già di superare tale principio nel caso di introduzioni illecite all’interno delle abitazioni e delle attività commerciali.
Con il supporto del M5S, la Lega ha adesso rilanciato la proposta che per anni ha fatto parte degli slogan elettorali di stampo vagamente populistico che hanno contraddistinto le sue campagne politiche. La strategia della paura, diventata ormai prassi nei tour elettorali di Salvini, non può diventare programma di governo. Partendo dal presupposto che in paesi dove la legittima difesa è stata estesa non ci sono stati cali significativi nel numero di effrazioni e rapine in casa, si può capire come questo capriccio sia solo un modo per cavalcare le paure del popolo (peraltro indotte dalle strumentalizzazioni della Lega e di parte dei mass media) e di assecondare l’idea che lo Stato è incapace di difendere i propri cittadini.
Basti pensare agli USA, dove solo alcuni Stati penalizzano l’eccesso di legittima difesa. Le stime americane sulle rapine e le effrazioni sono proporzionalmente simili alle nostre. Tutto ciò senza considerare il rischio derivante dall’incremento del possesso di armi tra i cittadini. Ancora una volta il paragone con gli Stati Uniti torna molto utile, sebbene bisogna precisare che ci sono delle differenze anche culturali importanti, se si considera che il diritto a possedere un arma è il secondo emendamento della Costituzione americana. Nonostante ciò non si può ignorare che, negli ultimi 5 anni, negli USA si sono consumate la bellezza di 1500 stragi (dove per “strage” si intende una sparatoria con almeno 4 morti), con la media di una al giorno.
Sembrano numeri lontani dai nostri costumi, ma rendono l’idea di quanto possa essere oscuro il problema della giustizia e della legittima difesa in un paese in cui lo Stato finge di garantire la sicurezza armando chiunque e lasciando larga interpretazione sull’uso delle armi e sulla legittimità della difesa individuale.
Vincenzo Verde -ilmegafono.org
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