Le cronache quotidiane ci raccontano sempre più spesso di intimidazioni e aggressioni subite da insegnanti, divenuti sempre più il bersaglio di una società aggressiva e maleducata, nella quale i genitori sono sempre più determinati a difendere e proteggere i propri fanciulli e a reagire, con più o meno violenza, a chiunque si permetta di intervenire sulle lampanti carenze educative che li contraddistinguono. Insulti, minacce, pestaggi, denunce insensate: questo è il quadro spaventoso nel quale buona parte dei docenti si trova a operare ogni giorno. Ma questo, paradossalmente, non è nemmeno il problema più grave, perché il pericolo maggiore per il mondo della scuola è rappresentato da una costante opera di delegittimazione che parte dall’alto e perdura da tempo.
Le riforme che si sono susseguite negli anni, oltre a smantellare la scuola pubblica e a trasformarla in una sorta di azienda nella quale esaltare la tecnica e produrre risultati a scapito della formazione umana e del pensiero, hanno indebolito progressivamente il ruolo del docente, consegnando ai dirigenti scolastici un potere sempre più ampio che, spesso, travalica i confini dell’immaginabile. Qualche giorno fa, da un articolo pubblicato sul quotidiano di settore “La tecnica della scuola”, è emersa una notizia che, se confermata, sarebbe gravissima.
Un dirigente scolastico di un istituto comprensivo siciliano (del quale non vengono forniti né il nome né la provincia di riferimento) avrebbe distribuito ai genitori un questionario di valutazione molto particolare, composto da due parti. Nella prima, si chiederebbe di valutare una serie aspetti, come ad esempio la qualità del corpo docente nel suo insieme e l’operato del dirigente scolastico stesso. Il tutto in forma non anonima, quindi firmato e con tutti i riferimenti di genitori e allievi, da consegnare al bidello.
Nella seconda parte, invece, a quanto pare, il questionario richiederebbe una sola valutazione, ben precisa: indicare quale o quali docenti si preferirebbe non avere tra gli insegnanti del proprio figlio o della propria figlia. In questo caso, il tutto avverrebbe in forma anonima e andrebbe consegnato in urne apposite situate all’ingresso dei vari plessi. In poche parole, con questo provvedimento inspiegabile, si apre la caccia ai presunti peggiori docenti, esponendoli ad assalti, accuse, delegittimazioni, favorendo il già pesante clima di odio che serpeggia nei confronti degli insegnanti.
Un bruttissimo episodio, un’azione vigliacca di un dirigente che punta a screditare il corpo insegnante e che al contempo tutela se stesso da qualsiasi giudizio impietoso, dal momento che la valutazione sul suo operato viene invece consentita solo in forma non anonima. Stiamo cercando di scoprire quale sia la provincia e quale l’istituto comprensivo coinvolto, per poter conoscere l’identità del dirigente e provare a sentirlo per chiedere come spiega, con quale assurda motivazione, questa ignobile caccia alle streghe dentro una scuola. Purtroppo però la notizia, a quanto pare, sta girando solo nelle chat dei professori, ai quali rivolgiamo l’appello di rendere pubbliche provincia e scuola, così da denunciare chi sta compiendo un atto pericoloso e ingiusto nei confronti degli insegnanti e del loro ruolo.
La speranza, molto debole, è che si tratti di un caso estremo e isolato e che non sia invece una consuetudine, anche se purtroppo di metodi di grave delegittimazione, seppur con forme diverse, sono pieni i racconti di molti docenti in varie parti d’Italia. Racconti che troppo spesso rimangono inascoltati e non suscitano l’interesse all’approfondimento in chi avrebbe il potere e il dovere di intervenire per ristabilire un po’ di equilibrio in una realtà ormai fortemente sbilanciata a svantaggio degli insegnanti.
Massimiliano Perna -ilmegafono.org
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