Il progetto musicale dei John Malkovitch si concretizza solo un paio di anni addietro tra le terre umbre. Stiamo dunque parlando di una band giovane, agli albori della carriera musicale, ma che ha già strutturato degnamente il proprio stile e il genere che desidera trattare.
I John Malkovitch, innanzitutto, sono una band dalla produzione compositiva interamente strumentale. Il concept musicale viene trasmesso avvalendosi solo degli strumenti classici, scelti da questo gruppo che sembra amare più i palcoscenici e le esibizioni dal vivo che gli studi di registrazione. Il genere dei John Malkovitch possiamo definirlo, sommariamente, come un riassunto del post-rock che va tanto di moda in giro per il mondo.
Le sonorità di questa band ricoprono tutto lo spettro di frequenze messo a disposizione dai loro strumenti, ma a nostro modo di vedere è invece la ritmica la parte forse più interessante. Essa si manifesta come un’alternanza tra sezioni nelle quali non sembra avere alcuna importanza, con la batteria che cerca di seguire le vacue melodie degli altri strumenti, ed altre dove invece raffigura un perfetto metronomo da seguire pedissequamente. A questa alternanza ritmica corrisponde un’esatta alternanza in termini di livello di suoni: si spazia da suoni delicati, larghi, carichi di reverbero, propri delle atmosfere musicali ambient, ad altri molto crudi ed energici, con l’overdrive che manda in saturazione gli amplificatori.
È un contesto sonoro molto interessante, che prende forma nel lavoro d’esordio dei John Malkovitch: “The Irresistible New Cult of Selenium”. Il disco presenta una tracklist di sole 4 tracce, ma che raggiungono un minutaggio molto ampio, di oltre 45 minuti. I brani, infatti, non sono semplici composizioni con strofa e ritornello, ma rappresentano delle atmosfere in continua evoluzione. “The Irresistible New Cult of Selenium” viene descritto come un viaggio interiore dal quale l’ascoltatore viene catturato.
E questa è una definizione che ci può stare, anche se a noi ha dato più l’impressione di essere immersi nel profondo universo, in quei luoghi in cui gli spazi sono ampi, vuoti, leggiadri, ma solo fino al momento in cui gli elementi non collidono tra di loro; a quel punto è il caos più totale, passando ad un turbinio di energia, in cui, in ambito musicale, tralasciando la metafora astronomica, si rivelano più chiaramente melodia ed armonia di base.
Ogni singola traccia dei John Malkovitch è una evoluzione che parte da un contesto pacato, che immagazzina energia e che gli strumenti scaricano improvvisamente attraverso break spesso inaspettati. “The Irresistible New Cult of Selenium” (di cui abbiamo parlato nel corso dell’ultima puntata di “The Independence Play” sulla nostra radio web), ci ha davvero colpito per la qualità con cui trasmette la vera essenza della band. Che è piacevole e valida, esclusivamente strumentale.
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