Dopo aver completato l’operazione “Scudo dell’Eufrate”, in una piccola porzione di territorio al di là del confine con la Siria, la Turchia è rientrata nel conflitto, questa volta nella provincia di Idlib. Ankara ha più volte sottolineato che la nuova operazione militare è “a scopo preventivo” e la presenza dei suoi soldati al di là del confine è mirata solo ad attività di “esplorazione”, nel quadro degli accordi siglati con Russia e Iran ad Astana, in Kazakistan, dove i tre paesi hanno mediato un cessate il fuoco permanente tra governo di Damasco e opposizione. In realtà, tuttavia, come nel caso dello “Scudo dell’Eufrate”, terminata nel marzo scorso, l’obiettivo è contenere l’avanzata dei curdi.
La nuova operazione turca è stata annunciata sabato 7 ottobre dal presidente Recep Tayyip Erdogan e per ora nella provincia di Idlib sono entrati ispettori dell’esercito turco, accompagnati da veicoli militari. Gli ufficiali turchi stanno costruendo fortificazioni nell’area a nord-est della provincia siriana, sulle colline che si affacciano sul cantone di Afrin, regione a maggioranza curda sotto il controllo delle Unità di Protezione del Popolo (Ypg). L’emittente “Cnn Turk” riferisce di bulldozer turchi presenti nell’area. L’obiettivo, secondo fonti locali, sarebbe proprio quello di circondare l’enclave curda, per impedire alle Ypg di creare un possibile corridoio che collegherebbe i cantoni curdi a est con il Mar Mediterraneo.
Nei giorni precedenti all’avvio dell’operazione, il portavoce della presidenza turca, Ibrahim Kalin, aveva annunciato, in un’intervista all’emittente radiofonica di stato “Trt”, che a breve sarebbe stata stabilita la zona di de-escalation nella regione siriana di Idlib, come concordato all’ultimo round dei colloqui inter-siriani di Astana, e aveva aggiunto che Ankara avrebbe lanciato un’operazione anche nel cantone siriano di Afrin. “La Turchia continuerà a prendere questo tipo di misure, come ha fatto in passato, perché dà priorità ai suoi interessi nazionali – aveva detto Kalin -. La Turchia non esiterà ad agire per la sua sicurezza interna quando e dove necessario”.
Grazie all’operazione “Scudo dell’Eufrate”, conclusasi a fine marzo, Ankara si è assicurata il controllo di una porzione di territorio siriano prima occupata dallo Stato islamico (a nord-est di Aleppo), fermando allo stesso tempo l’avanzata nella regione delle Ypg, braccio armato del Partito dell’unione democratica curda (Pyd). Quest’ultimo, lo scorso anno, ha proclamato una regione “autonoma” curda nel paese mediorientale, chiamata Federazione democratica del Nord della Siria. Della Federazione, che rappresenta una minaccia per la vicina Turchia (già alle prese con le rivendicazioni di autonomia della comunità curda) fanno parte i tre cantoni di Afrin, Kobane e Jazira.
G.L. -ilmegafono.org
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