Sembra incredibile, ma è cosi: la maggior parte del cioccolato che mangiamo è “illegale”. Questa è la denuncia dell’organizzazione non governativa Mighty Earth che, in un suo recente rapporto, ha rivelato come migliaia di ettari di foreste africane siano già scomparsi uccidendo animali e interi ecosistemi. Si tratta di alberi appartenenti a parchi nazionali e zone che dovevano essere protette e che invece sono diventate vittime della deforestazione per lasciar spazio all’industria del cacao. Ma la denuncia non finisce qua: di mezzo vi sono anche la complicità del governo ivoriano e le disattenzioni delle principali aziende produttrici di cacao internazionali.

Secondo l’ong, l’80 per cento delle foreste della Costa d’Avorio, principale esportatrice di fave di cacao (dato che da lì arriva il 40 per cento del cioccolato al mondo), sono scomparse negli ultimi 50 anni. Nel report vengono citate decine di aziende, la Mars, la Nestlè, la Lindt, Olam, Cargill, Barry Callebaut o l’italiana Ferrero, che dichiarano di essere a conoscenza del problema e che si stanno impegnando a fare di tutto per mettere fine alla deforestazione delle riserve. Foreste che fino a poco tempo fa erano rigogliose di ogni tipo di alberi e biodiversità, oggi stanno pian piano scomparendo, poiché vengono bruciate per lasciare spazio alle fave. Così facendo stanno morendo decine di animali, gli scimpanzé sono sempre più costretti a vivere in piccoli pezzi di terra e gli elefanti diminuiscono drasticamente.

“Le autorità ivoriane sono talvolta complici o inefficaci – ha dichiarato Rick Scobey, presidente della World Cocoa Foundation -. Questo è un problema conosciuto da anni. All’inizio dell’anno, 35 aziende del settore hanno deciso di unire le loro forze per lanciare una nuova partnership con il governo ivoriano e terminare la deforestazione in Ghana e Costa d’Avorio”.

Nella catena, i commercianti di cacao che vendono ai grandi marchi si rivolgono quasi sempre a coltivatori illegali che crescono le piante in aree protette. Il prodotto illegale, grazie a un sistema di corruzione e favoritismi, viene mescolato, durante il processo di fornitura, con le fave di cacao lecite, rendendo difficile la tracciabilità. Ma nonostante i buoni presupposti di esecutivo e organizzazioni, in questi parchi i coltivatori illegali continuano a bruciare alberi per favorire la crescita delle piante di cacao dato che hanno bisogno di molto sole per crescere.

È una situazione che non bisogna trascurare, perché per Mighty Earth, se non si metterà fine a tutto ciò, entro il 2030 non rimarrà più traccia delle foreste. Una data molto attesa è quella di novembre, durante il vertice del clima, dove dovrebbe essere uno dei punti all’ordine del giorno. La speranza è che arrivino soluzioni concrete e non solo chiacchiere.

Veronica Nicotra -ilmegafono.org