È tempo di bilanci anche sul fronte ambientale, tra caos burocratici, innovazioni e piccoli progressi tecnologici che promettono un futuro sostenibile. Baluardi dell’ecologia e della lotta all’inquinamento, ancora una volta, organizzazioni come Wwf e Legambiente. Il segreto della loro longevità sta nella partecipazione attiva di volontari e comuni cittadini, protagonisti di un’operazione di salvataggio globale. Dal Wwf arrivano proposte per l’adozione di specie a rischio, mentre Legambiente fa tintinnare il campanello d’allarme per allertare le coste italiane. Sempre Legambiente ha gettato luce sul ramo più oscuro e trascurato della malavita organizzata, la cosiddetta “Ecomafia”, un business che ha fruttato più di sedici miliardi ai clan sparsi in tutta Italia. Il problema, tuttavia, è il cattivo riutilizzo degli spazi confiscati alle mafie, destinati troppo spesso a nuovi mostri di cemento nocivi per l’ambiente.

Alcune regioni italiane si stanno mobilitando per il recupero delle zone dismesse, prima fra tutti l’Emilia Romagna. Si spera in un 2013 all’insegna del recupero edilizio. Mentre Acerra (Na), una delle realtà maggiormente colpite dall’emergenza rifiuti degli scorsi anni, diventa esempio virtuoso per la raccolta differenziata, il comune di Roma deve fare i conti con una situazione che rischia di avvicinarsi troppo al dramma vissuto da Napoli e dall’intera Campania nell’ultimo decennio. Uno scenario che fa meno rumore rispetto all’emergenza partenopea, ma di portata piuttosto notevole. Se la Campania e il Lazio fanno i conti con i rifiuti, la Puglia si trova a scrivere una delle pagine più tragiche della sua storia, il disastro umano e ambientale dell’Ilva. Salvare l’ambiente o il posto di lavoro?

Una sorta di guerra tra poveri quella che si combatte a Taranto, tra bambini nati sotto i fumi tossici della fabbrica d’acciaio e famiglie sul lastrico. Di burocrazia ce n’è stata tanta, di cronaca neanche a parlarne. Capi indagati e mandati d’arresto non possono restituire un ambiente salubre e una condizione di lavoro dignitosa. Disastro ambientale sfiorato, invece, a largo dell’isola del Giglio dopo il naufragio della nave da crociera “Concordia”, episodio noto per ben altri motivi. Sul fronte dell’energia rinnovabile, anche quest’anno l’Italia si mette in bella mostra con il mondo intero, soprattutto nel settore privato. La politica del paese, sia per il periodo di transizione, sia per la crisi economica, langue se si tratta di leggi a favore dell’ambiente.

Crescono l’eolico, l’energia solare, la geotermica, piccoli comuni si dotano sempre più di congegni “green” diventando piccole isole felici nell’impetuoso mare magnum della negligenza ambientale. È recente e scottante l’ansia degli abitanti di Niscemi per la conferma dell’installazione di un nuovo ecomostro, il MUOS, precedentemente ostacolato dalla procura di Caltagirone. L’impianto potrebbe essere responsabile di una vera e propria tempesta elettromagnetica sugli abitanti del luogo, con conseguenze che lascerebbero ben poco spazio all’immaginazione. Si attende il pronunciamento finale della Cassazione, ma nel frattempo si lotta e si presidia l’area.

Volgendo lo sguardo verso est scopriamo che, dopo i disastri di Fukushima nel 2011 il Giappone dice “no” al nucleare, mentre dall’altro lato del mondo, gli U.S.A. raggiungono la tanto agognata indipendenza energetica. Possiamo sperare nella fine di guerre per il petrolio? Ci auguriamo di sì. Anche il settore della comunicazione fa la sua bella figura in ambito green: le grandi aziende come Google, Yahoo, Facebook, Dell e Akamai evidenziano alti indici di rifornimento rinnovabile. Sulle politiche ambientali c’è da combattere, e non poco, più di ogni altro settore. L’ambiente è il bacino dal quale attingiamo le nostre risorse, ma è anche il paraurti più esposto ai colpi. Per il 2013 ci auguriamo percentuali meno catastrofiche, più energia rinnovabile e governi ecofriendly.

Laura Olivazzi –ilmegafono.org