Papa Francesco lo aveva detto tre anni fa a Sibari, in provincia di Cosenza, davanti a 250 mila persone; lo aveva anche scritto nella prefazione del libro Corrosione (Rizzoli) del cardinale Peter Turkson; adesso, dopo numerosi sforzi, il pontefice sembra realmente intenzionato ad andare avanti nella lotta contro la criminalità e l’illegalità.
La data della svolta segna 15 giugno 2017: a seguito del convegno “Dibattito internazionale sulla Corruzione”, realizzato dal dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e al quale hanno partecipato numerose persone tra cui magistrati, giornalisti e vittime dell’oppressione criminale, dalla sala stampa della Santa Sede è stato rilasciato un bollettino che parla molto chiaro. La Chiesa, si dice, provvederà alla stesura di un decreto che permetterà la scomunica nei confronti di corrotti e mafiosi.
Tale provvedimento, come accennato in precedenza, segue i moniti che lo stesso papa Francesco ha più volte lanciato e su cui ha concentrato la propria attenzione nell’ultimo periodo: proprio durante la messa nella piana di Sibari, infatti, Francesco si scagliò fortemente contro i mafiosi e la ‘ndrangheta, definendo quest’ultima come “adorazione del male e disprezzo del bene comune” che andava “combattuto ed allontanato”.
Si sa che con le parole e i moniti, spesso, non ci si fa niente. Adesso, però, pare che la Santa Sede stia vagliando seriamente l’opportunità di elaborare un iter vero e proprio, un iter che possa aiutare soprattutto quei vescovi e quei preti in difficoltà e che si trovano a dover gestire richieste e situazioni spiacevoli in contesti dove la mafia controlla il territorio. I casi degli “inchini” presso le case dei boss durante le processioni, dei funerali maestosi o di sacramenti quali i battesimi in cui erano presenti uomini di mafia: tutto ciò, presto, non esisterà più (almeno si spera).
Il documento, che è in fase di elaborazione, infatti, prevede la scomunica immediata per tutti quegli uomini che si sono macchiati sia di corruzione che di associazione mafiosa (va ricordato che la scomunica, al momento, è la sanzione peggiore all’interno della Chiesa e consiste nell’allontanamento immediato dalle istituzioni ecclesiastiche e dai luoghi della Chiesa).
Il procedimento, necessario affinché il testo venga accettato e messo in atto, risulta però leggermente macchinoso: alla stesura, infatti, parteciperanno diversi dicasteri ed esponenti della Santa Sede e ciò potrebbe ritardare il completamento dello stesso elaborato. Successivamente, una volta pronto, questo verrà presentato al Papa, il quale potrà apportare delle correzioni e delle integrazioni, ma soprattutto definire le modalità della scomunica stessa.
Dalla sala stampa pontificia, comunque, è emerso un notevole ottimismo e si spera che il tutto diventi effettivo a partire dal 2018. Lo stesso cardinale Turkson ha dichiarato che tale provvedimento ha come scopo quello di “far fronte ad un fenomeno che conduce a calpestare la dignità della persona” e ha ribadito come sia importante affermare “che non si può mai calpestare, negare, ostacolare” tali valori. “Per questo – ha detto il cardinale – cerchiamo di attirare l’attenzione sull’argomento”.
In effetti, tutta questa attenzione nei confronti della Chiesa su un tema scottante quale quello della lotta alla criminalità non ha solo un valore spirituale, né tantomeno prettamente legale, ma soprattutto culturale. Si tratta di una lotta a favore della cultura, di quella cultura del giusto che viene spesso sottovalutata o snobbata e che deve poter contare anche sui valori delle istituzioni ecclesiastiche.
Il vademecum per la lotta alla criminalità non è ancora pronto, ma le idee e la volontà sembrano esserci. Finalmente, possiamo dirlo, ad appoggiare la magistratura e le numerose persone vittime dei soprusi mafiosi ci sarà, in maniera ufficiale e senza alcuna ambiguità, anche la Chiesa di papa Francesco. Se tale appoggio si rivelerà decisivo non possiamo ancora saperlo. Di certo, però,, in questa lotta contro il male comune potremmo presto avere un importante alleato in più.
Giovanni Dato -ilmegafono.org
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