A inizio aprile il parlamento ha approvato in via definitiva la conversione in legge del decreto sugli interventi a favore delle zone terremotate, strettamente connesso ad un progetto ambizioso e allo stesso tempo indispensabile per un paese come il nostro: il progetto “Casa Italia”. È un piano coordinato e strategico, a lungo termine, per la messa in sicurezza del territorio nazionale, contro il rischio sismico e idrogeologico. “Un piano – si legge sul sito web del governo – finalizzato, in particolare, a rafforzare il sistema di prevenzione del paese affinché non si ripetano i gravi danni alle persone, alle infrastrutture, agli edifici pubblici e privati, al patrimonio culturale, alla rete dei servizi essenziali e alle attività economiche che si sono verificati a causa degli eccezionali eventi sismici” degli ultimi anni nel Centro Italia.
L’idea è quella di “andare oltre l’emergenza” per evitare che un terremoto o una frana possano uccidere ancora. Il progetto, facente capo al senatore e architetto Renzo Piano, prevede, dopo una mappatura del rischio, la programmazione e la messa in atto di diversi interventi di prevenzione, a seconda delle priorità. Per l’attuazione del progetto è stata costituita, presso la presidenza del Consiglio dei Ministri, una struttura di missione, guidata dal prof. Giovanni Azzone e che si avvale della collaborazione del senatore Piano, con lo scopo di definire una politica generale di messa in sicurezza del paese e l’organizzazione di una struttura a carattere permanente.
Gli esperti hanno calcolato in 15-20 miliardi di euro gli investimenti necessari “per i primi interventi” di prevenzione. Per attuare il programma, però, finora sono stati stanziati 25 milioni di euro, da utilizzare in cantieri sperimentali in 10 città italiane. I luoghi scelti per i cantieri sono: Catania, Feltre, Foligno, Gorizia, Isernia, Piedimonte Matese, Potenza, Reggio Calabria, Sora e Sulmona. L’obiettivo è comunque quello di espandere il progetto all’intero territorio nazionale considerato “a rischio”, una volta conclusi i cantieri sperimentali.
È sicuramente un piano molto ambizioso che a molti potrebbe sembrare perfino utopico, ma, a lungo termine, permetterebbe di salvare centinaia di vite e non solo. Le ultime scosse nel Centro Italia, oltre ad aver ucciso e distrutto le speranze di migliaia di persone, sono costate diversi miliardi di euro in soli otto mesi: 23, secondo le stime del governo, più o meno la stessa somma che potrebbe salvare il nostro patrimonio edilizio da nuovi disastri ambientali.
Se quindi, per una volta, la classe politica riuscisse a mettere da parte rivalità e ambizioni e a guardare “oltre l’emergenza”, oltre il proprio orticello, pensando a cosa vuole lasciare davvero ai propri figli, questo progetto potrebbe andare avanti, anche dopo le prossime elezioni. E senza aspettare nuove tragedie dovute a frane, alluvioni o terremoti.
G.L. -ilmegafono.org
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