L’edilizia è uno dei settori più controversi per le questioni ambientali: sciacallaggio, condoni, abusivismo e danni al paesaggio hanno creato un circolo vizioso che, nel corso degli anni, ha dato vita a fenomeni criminali ed ingenti danni ambientali. Il nostro paese vive ormai da decenni questa piaga, che forse potrebbe essere curata grazie all’attivazione di politiche di economia circolare. Nello specifico si tratta di una attuazione sistematica del riutilizzo dei materiali che, nel caso dell’edilizia, potrebbe ovviare a problemi quali cave abusive ed ecomostri.
Con l’economia circolare l’edilizia potrebbe infatti ricavare materiali da costruzione direttamente dagli edifici demoliti e dagli scarti destinati ad essere abbandonati a sé stessi, anche perché gli sprechi provocano falle nei bilanci davvero dannose per l’economia.
Cemento, mattoni, cavi elettrici, porcellane, ceramica, vetro, tubazioni fuori uso, reticolati, inerti e telai, ad esempio, rappresentano una massa di rifiuti davvero difficile da smaltire: l’economia circolare aiuterebbe a risparmiare denaro e a liberare territori da materiali di scarto. Senza dimenticare che, riciclare scarti edili, potrebbe inferire duri colpi alle ecomafie che da troppo tempo spadroneggiano nella costruzione di nuovi edifici.
Gli scarti provenienti dalle attività di demolizione e costruzione si collocano tra i rifiuti speciali, per un totale, in Europa, di 820 milioni di tonnellate. Soltanto in Italia, l’edilizia ne produce 53 milioni di tonnellate, con un’attività di riciclaggio pari a circa il 70%, anche se, nel concreto, soltanto una minima parte dei rifiuti viene effettivamente riciclata. Le percentuali italiane impallidiscono di fronte alle attività molto più virtuose di Francia, Germania, Paesi Bassi, Belgio e Gran Bretagna, questo perché il nostro paese è molto meno interessato alle attività di recupero e di economia circolare, oltre ad effettuare molte delle costruzioni edilizie completamente in nero.
Anche a Montecitorio si è parlato dell’argomento all’interno del convegno “Edilizia e infrastrutture: i rifiuti come materie prime”, tenutosi il 9 marzo scorso, in cui è stato evidenziato il valore essenziale della legge contro le ecomafie. I nemici da battere sono due, secondo le associazioni ambientaliste: nel Rapporto Cave di Legambiente si parla di 4800 cave attive che provocherebbero introiti impari rispetto alle sanzioni e alle concessioni. Il secondo punto è legato ai decreti legge End Of Waste, che stabiliscono quali materiali possono essere considerati rifiuti e quali possono essere riutilizzabili, ma ogni regione agisce in maniera del tutto indipendente e fuori controllo.
L’economia circolare, dunque, è ancora un obiettivo lontano per le imprese del settore, che puntano a scorciatoie di sorta per costruire e demolire senza freno: non basta un convegno, servono azioni più concrete da parte delle istituzioni.
Laura Olivazzi -ilmegafono.org
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