Ogni giorno respiriamo aria altamente inquinata senza renderci conto delle effettive conseguenze che ne derivano. Secondo un recente studio, pubblicato sulla rivista medica Lancet, sembra che le particelle di smog che inaliamo insieme a 10 mila litri d’aria possano arrivare fino al nostro cervello. Già uno studio americano, effettuato lo scorso anno sui 60enni, ha rivelato che abitare in un’area urbana può essere la causa dell’invecchiamento del cervello di addirittura un anno. Oggi, infatti, su Lancet si può leggere che lo smog è legato a un aumento dei casi di demenza.
Praticamente, rispetto alla media della popolazione, chi vive a meno di 50 metri da una grande arteria stradale ha un rischio aumentato del 7 per cento di essere colpito dalla malattia; chi, invece, vive tra 5 e 100 metri del 4 per cento; infine, chi vive fra 100 e 200 metri del 2 per cento. I ricercatori del Public Health Ontario e dell’Institute for Clinical Evaluative Sciences calcolano che un caso su dieci di demenza, fra coloro che abitano a pochi passi da una strada trafficata, potrebbe essere attribuito all’inquinamento. Per realizzare questa ricerca sono stati messi a confronto, per un decennio, l’indirizzo di casa e lo stato di salute di 6,5 milioni di persone in Canada fra 20 e 85 anni.
Ancora le cause di questa correlazione non sono chiare, ma negli ultimi anni gli studi di questo tipo sono aumentati: una delle ipotesi avanzate finora è che il rumore possa causare danni al cervello. Non è più possibile, dunque, continuare a ignorare tutti i fattori che dimostrano come l’inquinamento sia un pericolo per l’organismo ben al di là degli organi esposti. Nel 2013 l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro ha inserito l’inquinamento dell’aria fra le cause del cancro del polmone e forse anche della vescica.
L’Organizzazione di Ginevra stima in 3 milioni ogni anno le morti premature attribuibili all’aria malsana, nello specifico 480 mila in Europa e 21 mila in Italia. Secondo il King’s College di Londra, invece, l’inquinamento ci toglie 9 mesi di vita. L’Oms dichiara, inoltre, che il mix di particolato fine, ozono, diossido di azoto, biossido di zolfo e monossido di carbonio è più pericoloso di malaria e Aids.
Le polveri sottili di cui è ricca l’aria sono la causa di un quarto delle morti per cancro al polmone, dell’8 per cento di quelle per malattie respiratorie e del 15 per cento di quelle per attacchi di cuore o ictus. “Le ricerche mediche più recenti stanno mostrando delle correlazioni anche con il diabete – dichiara Giovanni Viegi, direttore dell’Istituto di biomedicina e immunologia molecolare del Cnr di Palermo ed ex presidente della Società europea delle malattie respiratorie -. Per quanto riguarda il cervello, sotto accusa ci sono le particelle inquinanti più piccole, quelle sotto a 0,1 micrometri”.
Se l’effetto serra è considerato una delle sfide più importanti, l’inquinamento dell’aria che respiriamo sembra invece essere trascurato. Nel 2016, infatti, le città italiane hanno continuato ad avere livelli alti: secondo la classifica Legambiente e Arpa, Torino ha superato i tetti di legge per le polveri sottili per un totale di 86 giorni, Milano e Venezia per 73, Padova e Treviso per 68 e Roma per 41.
Di certo se il nostro Paese vuole migliorare, dovrà almeno seguire la direttiva europea che a fine dicembre ha abbassato la soglia massima per le emissioni dei principali inquinanti: particolato fine (Pm 2,5), anidride solforosa, ossidi di azoto, composti organici non metanici e ammoniaca.
Veronica Nicotra -ilmegafono.org
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