Viene da Siracusa, dove si è formata artisticamente, ma poi si è spostata alla ricerca della sua dimensione musicale, studiando anche alla scuola di Liuteria. E il suo viaggio, la sua evoluzione sono ben presenti anche nella sua musica. Maru Barucco è una cantautrice a tutto tondo e il suo primo omonimo album assomiglia tanto a un girotondo bizzarro e inatteso. Basso, maracas e una voce delicatissima ci introducono nella sua Zerotresettedue e, in punta di piedi, in una vita popolata da vasche da bagno, merlot, attese e sogni.
Come fossero dieci bolle di sapone, le sue tracce ci esplodono senza preavviso sulla punta del naso dopo aver preso sfumature inattese ma sempre luminose: per Maru i colori sono luce e anche le ombre si incipriano il naso per non apparire troppo tetre. Alla fine dell’album di lei conosciamo gli aspetti più insoliti, che non avremmo mai il coraggio di chiedere, ma dei quali, una volta esplorati, non riusciamo più a fare a meno.
Un indumento dopo l’altro Maru si mette a nudo, come desidererebbe chi ama, su un materasso a terra (Senzaemme). Con lei restano le lenzuola sgualcite e l’ansia impacciata dei primi amori, amori con ancora i “denti da latte”. Perché nel mondo di Maru l’amore sorprende, regala momenti irripetibili come la vista delle macchine spargisale (Pueblo), apprezza anche paperette di plastica, che valgono ben 50 centesimi di felicità (Il trucco).
La musica si confonde e insegue la sua voce, che ora fischietta ora schiocca le dita, talvolta si sdoppia o lascia spazio a uno xilofono. L’amore qui è una questione di matematica, anche se i conti non tornano mai, o di geometria da infrangere, perché spesso ci si sente come due parallele destinate ad incontrarsi (Un meteo nel caffè).
Piena e bella, Maru ci concede di sbirciare nella sua vita e di riempirci le tasche, gli occhi e la bocca. L’amore resta l’ingrediente di ogni attimo, può perfino diventare intolleranza alimentare, che ci fa urlare “mi hai condito fino a fare schifo e ora non mi mangi più!” (Olliuchenit). Difficile trovare cantautrici e album che ci catturano così, che ci portano in riva al mare e ancora conoscono la magia delle poesie di Bukowski o Baudelaire.
Alla fine ci ritroviamo le tasche piene di ossi di seppia, stelle, treni, chewing-gum e tacchi alti. Con la speranza che in via Garibaldi ci sia, anche per noi, una Ninì da incontrare almeno una volta nella vita.
FrankaZappa –ilmegafono.org
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