All’alba di martedì scorso, un altro durissimo colpo è stato inferto alla criminalità organizzata romana. I carabinieri, in collaborazione con la Dia e in seguito all’indagine portata avanti dal procuratore aggiunto Michele Prestipino, sono riusciti ad arrestare 10 elementi del clan Spada, famiglia molto nota ad Ostia e agli inquirenti poiché considerata l’organizzazione più temibile e potente della periferia della Capitale. L’operazione, denominata “Sub Urbe”, è giunta a termine dopo ben 4 anni di estenuanti indagini e intercettazioni che hanno reso possibile un risultato tanto importante: i carabinieri, infatti, avrebbero posto l’attenzione sulla famiglia criminale sin dal 2011, anno in cui sono emersi i primi casi di intimidazione ai danni di commercianti della zona balneare capitolina.
In effetti, uno degli interessi maggiori della famiglia Spada era proprio quello degli stabilimenti balneari: secondo gli inquirenti, gli affiliati al clan avrebbero effettuato ben 40 intimidazioni dal 2011 al 2015, molte delle quali con estorsioni di chiaro stampo mafioso. Come già detto, le vittime del racket erano per la maggior parte piccoli imprenditori, tra cui proprietari di lidi. Un business per niente povero, anzi: Ostia è sicuramente una delle località marittime più famose in tutta Italia ed è ovvio che un mercato del genere susciti l’attenzione della criminalità organizzata.
Altri interessi della famiglia Spada, inoltre, erano lo spaccio di stupefacenti e, infine, la gestione dell’assegnazione delle case popolari. Insomma, è evidente come il clan in questione avesse un controllo praticamente totale dell’intera zona e come gestisse ogni aspetto della vita locale. Lo stesso gip di Roma, infatti, ha confermato che “le vicende estorsive relative all’occupazione delle case popolari” sono “contraddistinte da una forte connotazione mafiosa e sono coerenti con un più ampio progetto criminale volto a favorire le attività illecite del clan Spada”. Inoltre, tali attività sarebbero state “indirizzate ad ottenere e rimarcare un vero e proprio controllo del territorio”.
A proposito del potere degli Spada, non può che tornare alla memoria un episodio altrettanto particolare. Alla fine del 2014, infatti, durante un servizio del programma televisivo “Le Iene”, il giornalista Luigi Pelazza ebbe l’occasione di intervistare la collega di Repubblica, Federica Angeli, alla quale era stata destinata la scorta perché rea di aver denunciato un caso di gambizzazione avvenuto durante uno scontro tra gli Spada e la famiglia nemica dei Triassi e di aver riconosciuto i volti degli uomini presenti. Proprio in quell’occasione, inoltre, lo stesso Pelazza intervistò anche Roberto Spada, fratello del boss Carmine, meglio noto come “Romoletto” (arrestato per estorsione nei confronti di un tabaccaio), il quale destò notevole scalpore per la sfrontatezza con la quale rinnegò non solo la propria appartenenza al clan mafioso, ma persino l’esistenza della mafia a Roma. Dichiarazioni, queste, che oggi suonano a dir poco beffarde e vili.
Il radicamento della criminalità organizzata nella Capitale è evidente ed esiste da molti anni. Agisce con i soliti meccanismi di controllo del territorio, con violenza e sfrontatezza, e tocca ai cittadini, alle loro denunce e soprattutto all’azione delle forze dell’ordine e della magistratura cercare, in tutti i modi possibili, di combattere contro una tale presenza asfissiante. Ecco perché l’ultimo colpo inferto agli Spada non può che essere un segnale importante, oltre a dare sollievo ai cittadini di Ostia e a chiunque voglia liberarsi dalla cappa mafiosa.
Giovambattista Dato -ilmegafono.org
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