A sole poche settimane dal possibile dietrofront del governo in materia di trivelle, si sente ancora una volta parlare di un nuovo progetto che stravolgerà un altro paradiso italiano: le Isole Tremiti. Il 22 dicembre scorso, il ministero dello Sviluppo Economico ha firmato il decreto di conferimento della concessione alla Petrolceltic Italia srl, azienda specializzata nell’esplorazione, estrazione e trasporto nel settore di gas e oil. L’area interessata si estende per 373 chilometri quadrati ed è stata concessa per 5,16 euro per chilometro quadrato, per un totale di 1.900 alla fine dei quattro anni, tempo concordato con la multinazionale.
La tecnica utilizzata per le prossime esplorazioni nelle profondità marine pugliesi sarà l’air gun, una serie di esplosioni devastanti che rischiano di compromettere la ricca biodiversità della zona, come i cetacei, e allontanare tutti quegli esemplari che periodicamente vengono catturati dai pescatori del luogo.
“La domanda è stata presentata quattro anni fa ma pensavamo che, visto il trascorrere di tutto questo tempo, non fosse stata accolta e, invece, poco prima di Natale, ecco qui il decreto. In questo modo si va ad intaccare un’oasi naturale, come ne sono state intaccate tante altre in Italia per le esplorazioni petrolifere, dall’Adriatico al Canale di Sicilia”, denuncia il leader dei Verdi, Angelo Bonelli. Inoltre, continua Bonelli, “in Italia sono vigenti permessi di ricerca per idrocarburi per un totale di 36.462 chilometri quadrati”. Di questi permessi, 90 riguardano la terraferma; le autorizzazioni per i fondali marini sono invece 24. Si sta perforando un territorio equivalente a quello di Lombardia e Campania messe insieme”.
Non è un caso che il progetto sia stato approvato proprio a fine anno, visto che il primo gennaio sarebbe entrato in vigore il provvedimento che vietava le perforazioni a meno di dodici miglia dalla costa. È vero che le perforazioni previste per le Isole Tremiti non rientrano nelle dodici miglia, ma è certo che non sono del tutto conformi ai sei quesiti referendari. Infatti, le regioni, i cittadini e gli ambientalisti non sono rimasti impassibili di fronte all’ennesima provocazione da parte del governo e hanno iniziato la loro lotta contro le trivelle; su facebook è già nato un gruppo “No alle trivellazioni vicino alle Tremiti, Gargano e Adriatico”.
“Le Regioni proponenti i referendum non devono fare passi indietro. Dovranno elevare subito conflitto di attribuzione nei confronti dello Stato davanti alla Corte Costituzionale per alcune norme dell’emendamento natalizio che hanno scippato al popolo italiano la possibilità di esprimersi in sede referendaria sul punto di restituire o meno alla Conferenza delle Regioni il potere di decidere se e dove sia possibile trivellare a fini di ricerca petrolifera”. Lo dichiara il governatore della Puglia, Michele Emiliano. “Non può essere – continua il presidente – che la volontà di ben dieci Regioni di tutelare il loro mare sia sbeffeggiata. Sottolinea che l’emendamento ‘natalizio’ del governo non può essere un trucco per ammansire le Regioni italiane, e in particolare quelle del Sud, per poi trivellare ovunque come se niente fosse”.
Non è mancata la risposta del ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, la quale ha affermato che in realtà non si tratta di nessun tipo di trivellazione, ma che il permesso accordato alla Petrolceltic riguarda soltanto la prospezione geofisica. Per il momento i dubbi e le perplessità che avvolgono questa vicenda sono tanti, ma sicuramente la volontà e i mezzi per far chiarezza e impedire questo ulteriore disastro ambientale ci sono. Ciò che di fatto preoccupa è l’inattendibilità del governo quando si parla di petrolio e tutto quello che ne deriva. D’altra parte, su questa pagina, nello scorso numero, lo avevamo scritto che, sul presunto ripensamento del governo, con un annunciato passo indietro sulle trivelle, il “forse” era obbligatorio.
Veronica Nicotra -ilmegafono.org
“Una beffa frutto di una legge vecchia e assurda – conclude Emiliano – Che valuta le prospezioni come fossero un diritto delle aziende senza contemplare nessuna valutazione di opportunita. Al contrario sostengo che gli eventuali giacimenti debbano essere considerati come beni comuni . Un patrimonio della collettivita che a volte, come nel caso delle Tremiti, e meglio lasciare nel sottosuolo”.