Quando ci si trova dinnanzi a un fatto, che sia conosciuto per via diretta o mediata, diventa fondamentale la sua scomposizione obiettiva, con particolare attenzione alle cause che lo hanno prodotto, alla dinamica reale, alle prove concrete sui responsabili e agli effetti che ne scaturiscono. L’analisi non è sempre semplice e pertanto la prudenza, soprattutto in ambito giornalistico, dovrebbe essere la linea guida, a patto che si voglia rimanere nell’alveo dell’informazione e della verità e non finire nel calderone nauseabondo del sensazionalismo e dei profitti a ogni costo. Evidentemente, però, un’analisi obiettiva e onesta è ben più complicata e costosa in termini di lavoro e professionalità, ma soprattutto, a quanto pare, rischia di non essere funzionale a niente e nessuno e, dunque, di essere poco vendibile.

Ecco perché i mass media, purtroppo non solo italiani, sul caso delle violenze di Capodanno contro le donne a Colonia e in altre città tedesche, hanno scelto di non approfondire l’accaduto, ma di ricostruire i fatti stessi secondo una precisa logica di contrapposizione e di conflitto culturale. Hanno abbandonato subito l’indagine razionale, la verifica fredda di ogni dettaglio, per lasciarsi andare a ipotesi, ricostruzioni sommarie, con il solito contorno di dichiarazioni tanto squallide quanto inutili alla disamina degli avvenimenti. Il tutto poi arricchito dalle solite figuracce, come la diffusione, da parte di qualche testata, di un video relativo a un episodio risalente al 2012 in Egitto, spacciato per documento esclusivo della notte di Capodanno a Colonia. Ma cosa è successo davvero in Germania? Chi sono i veri responsabili? Perché la notizia è venuta fuori successivamente come una bomba e ha invaso i canali dei media di tutta Europa?

Partiamo da alcuni punti e facciamolo con estrema chiarezza. Le molestie sulle donne, visto che esistono le denunce (e sono centinaia), non sono da mettere in discussione. Per alcun motivo. Ed è idiota chi, per difendere una causa, tende a minimizzare quello che è successo. Le donne, indipendentemente da chi siano stati i molestatori, sono le prime vittime di questa assurda vicenda. Seconda cosa: vorremmo che qualcuno ci dicesse davvero chi e quanti sono i responsabili? Terzo: mille uomini che si lanciano contemporaneamente a compiere molestie e violenze contro le donne in una piazza presidiata dalle forze dell’ordine (tra l’altro in giorni di massima allerta terrorismo) farebbero pensare a un’azione organizzata.

Da chi? Non si capisce. Dai richiedenti asilo e dai profughi appena arrivati? Sembra davvero poco credibile, considerato lo stato emotivo di paura di chi è appena fuggito dall’orrore, oltre al fatto che sembra davvero curioso che dei profughi appena giunti da un viaggio tremendo, con vicissitudini terribili, possano andarsene per le strade di un paese straniero, la notte di Capodanno, a bere e a violentare. Fermo restando che l’ubriaco violento può esserci anche tra i profughi, ovviamente, così come tra tutti i maschi di tutte le etnie del mondo, a partire dagli italiani, nelle cui case, tra parentela, amicizia e lavoro, si compie la quasi totalità delle violenze sessuali su donne e minori (e questi sono dati non supposizioni). Ma queste cose non ditele a certi pennivendoli italiani e ai padroni politici che li ingozzano e che su questa vicenda stanno pontificando una etnicizzazione del crimine molto utile a scopo elettorale in un Paese popolato da ignoranza, in profonda crisi culturale, afflitto da una sottocultura che si nutre con gli scarti televisivi e con tutti gli altri avanzi di un circo mediatico al quale, mai come di questi tempi, la parola circo calza a pennello.

Qualcuno pensa che sia solo incapacità, ma in realtà, su questa vicenda, l’incapacità c’entra poco e riguarda quei pochi che ancora possono appellarsi alla buona fede o, al limite, alla propria stoltezza. La maggior parte degli operatori dell’informazione, purtroppo, costituisce il braccio incaricato di fare il lavoro sporco, o meglio, di preparare il terreno a chi ha un disegno da compiere. I mass media sono gli assistenti che passano il bisturi ai chirurghi del potere, quelli che da un determinato fatto traggono vantaggi politici per portare a termine operazioni finalizzate a un obiettivo di conservazione, se non addirittura di restaurazione di un determinato schema del potere stesso. Basta una notizia, che di certamente vero ha solo le vittime, per scatenare la rappresaglia violenta di nazifascisti e xenofobi e per sciogliere le briglie autoritarie in mano ai cocchieri seduti al comando delle varie carrozze europee.

La Germania invita ufficialmente a non generalizzare, a non prendersela con tutti gli immigrati o i musulmani, ma nel frattempo restringe le misure nei confronti dei migranti, non escludendo la possibilità di espulsioni anche per i profughi che commettono reati, misura sulla cui conformità al diritto ci sarebbe molto da discutere. Stessa cosa, a ruota, accade in altri paesi, come in Slovacchia per citarne uno, e produce effetti perversi ovviamente anche in Italia, dove accade qualcosa di clamoroso. Per la prima volta, un governo, dopo aver chiaramente riconosciuto l’inutilità e l’erroneità di una norma come quella sul reato di clandestinità, voluta in passato dalla Lega, nel momento in cui sta per abolirla, decide di fare marcia indietro per timore di una perdita di consensi, di un danno di natura elettorale. Vale a dire che il popolo bue, pompato da mass media ed esponenti politici di infimo livello, ha più valore dell’interesse collettivo, dei diritti e della corretta gestione della vita di migliaia di esseri umani.

Questo è quello che sta ancora una volta accadendo. E come sempre, al di là di ogni ragionamento sul fatto concreto, le vittime rimangono sempre le stesse: le donne e gli immigrati nel loro insieme. Mentre il potere gongola e vomita restrizioni e i populisti sguazzano. Colonia è stato il grimaldello perfetto per scardinare la porta del rispetto per i diritti di chi approda, gettarla via e sostituirla con quella del “prima noi e la nostra” civiltà superiore.

“A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”, si diceva. A pensar male, sembra quasi che i fatti di Colonia siano accaduti con un tempismo perfetto per chi non sapeva come risolvere in maniera autoritaria ma apparentemente democratica la questione degli arrivi alle frontiere. Magari non è un complotto oscuro come quello che, in funzione anticomunista, portò all’incendio del palazzo del Reichstag a Berlino nel ’33, ma di sicuro la famigerata notte di Capodanno tedesca, priva di responsabilità chiare e definite, ha fatto comodo a chi, in tutto il Continente, vuole dare un’altra direzione alla politica europea. E non solo in materia di immigrazione.

Massimiliano Perna –ilmegafono.org