Un recente progetto gestito dalla Ong COOPI, da Politecnico di Milano e Fondazione Politecnico ha l’obiettivo di sperimentare nuove soluzioni energetiche innovative e sostenibili per la cottura e la conservazione dei cibi nei campi profughi e negli insediamenti informali. Si tratta di SET4food (Sustainable Energy Technologies for Food Utilization), un nuovo sistema alimentato dal sole e dal vento, che consentirà di migliorare la vita nei campi di tutto il mondo. Il progetto è stato presentato a luglio scorso all’Expo di Milano nel corso di una giornata dedicata al legame tra energia e cibo, che ha visto anche la collaborazione del ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
“Expo rappresenta una eccezionale opportunità per focalizzare l’attenzione dell’opinione pubblica su temi essenziali per lo sviluppo, inclusi quelli relativi alle grandi emergenze umanitarie in aree di crisi, come il dramma dei rifugiati. In questo senso, il progetto Set4food, finanziato dalla Commissione Europea, contribuisce a individuare soluzioni innovative e sostenibili al problema della sicurezza alimentare nei campi profughi”, ha dichiarato Giampaolo Cantini, direttore generale per la Cooperazione allo Sviluppo del ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Ad esempio, in Libano, un impianto che utilizza sia l’energia solare che quella eolica, è in grado di alimentare alcuni grandi frigoriferi dell’insediamento, il quale ospita numerose famiglie siriane in fuga dalla guerra. Oltre al Libano, sono stati avviati progetti pilota anche in Somalia, Haiti e nella Repubblica Centrafricana. Nei campi profughi, la sicurezza alimentare è legata alla possibilità di utilizzo di energia, che a sua volta ha ripercussioni su altri aspetti della vita, quali la sicurezza personale, l’educazione e la salute, poiché una corretta conservazione del cibo mantiene le proprietà nutritive degli alimenti e riduce il rischio di malattie. Infatti, le soluzioni che si propongono devono essere a bassi costi, per essere accessibili a tutti, e soprattutto a ridotto impatto ambientale.
“Proporre soluzioni innovative in contesti di emergenza umanitaria è una sfida complessa, che obbliga a integrare nei processi di progettazione convenzionale una molteplicità di vincoli sociali e di condizioni ambientali, climatiche e culturali che influenzano tali soluzioni tecnologiche che le persone dovranno adottare”, sottolinea Emanuela Colombo, delegato del rettore del Politecnico per Cooperazione e Sviluppo. Inoltre, “nel partecipare a questo progetto – ha aggiunto – il Politecnico di Milano, lavorando con altri attori del settore, mira a perseguire la propria strategia di mettere sempre più al servizio delle sfide che la società globale è chiamata ad affrontare le competenze e le conoscenze che sono proprie della ricerca scientifica, per contribuire a uno sviluppo più equo”.
Inoltre, l’innovazione tecnologica, facilitando l’accesso all’energia, può portare miglioramenti sulla qualità della vita dei rifugiati e ridurre le cause che spesso provocano conflitti e guerre. Lo scopo ultimo di COOPI è proprio quello di portare avanti uno sviluppo multisettoriale che risponda alle esigenze delle persone in modo completo.
Veronica Nicotra -ilmegafono.org
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