La legge elettorale approvata in parlamento tra mille controversie il 4 maggio scorso e ratificata dal presidente Sergio Mattarella due giorni dopo presenta molti punti deboli e dei rischi per la democrazia del Paese. A dirlo è l’autorevole costituzionalista Lorenza Carlassare, professore emerito di Diritto costituzionale all’Università degli Studi di Padova. “Questa legge – ha spiegato la Carlassare nel corso di una puntata di “Servizio pubblico” – contrasta con tutto quello che la Corte costituzionale ha detto sul cosiddetto ‘Porcellum’”.
La normativa, chiamata Italicum, prevede infatti che il premio di maggioranza, ossia 340 seggi, vadano alla lista che riceve oltre il 40 per cento dei voti. Qualora nessuna lista dovesse raggiungere il 40 per cento dei voti, le prime due liste più votate dovranno sfidarsi in un successivo turno di ballottaggio: chi otterrà più voti, otterrà il premio di maggioranza di 340 seggi. Per la prima volta nella storia repubblicana, sarà previsto il ballottaggio in un’elezione per il Parlamento.
“La soglia del 40 per cento è fumo negli occhi – ha aggiunto la Carlassare – Alla fine una lista potrà governare, con il premio di maggioranza, anche se è appoggiata dal 22 o 23 per cento degli elettori. Chi governa potrà pertanto puntare su deputati obbedienti o costretti all’obbedienza”, ha spiegato la costituzionalista, ricordando che la Consulta aveva riconosciuto sì il valore della “governabilità” nella sua sentenza sulla precedente legge elettorale, sottolineando però allo stesso tempo che “non può essere valorizzata a scapito della rappresentanza” e del legame tra cittadini e istituzioni democratiche.
In base alla nuova legge il territorio italiano sarà diviso in 100 diversi collegi, ognuno dei quali eleggerà tra i 3 e i 9 deputati, ciascuno composto al massimo da circa 600 mila aventi diritto al voto. Ogni lista potrà presentare i propri candidati in ciascun collegio, il nome del capolista però sarà bloccato, e quindi scelto dalla lista stessa, mentre tra gli altri candidati si potranno esprimere fino a due preferenze, purché siano di sesso differente: un uomo e una donna. “Questo vuol dire che almeno 100 membri del parlamento saranno scelti dai partiti e non dai cittadini”, ha detto ancora la Carlassare, segnalando che tale previsione contrasta ancora una volta con le raccomandazioni fatte dalla Consulta.
I premi di maggioranza, del resto, come ha ricordato la Carlassare, “non hanno portato bene al Paese in passato. Non hanno portato bene alla Democrazia Cristiana con la ‘legge truffa’ del 1953”, altra normativa elettorale su cui il governo ha posto la fiducia in passato.
La legge del 1953 introduceva un premio di maggioranza consistente nell’assegnazione del 65% dei seggi della Camera dei deputati alla lista o al gruppo di liste collegate che avesse raggiunto il 50% più uno dei voti validi (ossia la maggioranza piena e non il 40%), ma a differenza dell’Italicum non prevedeva un ballottaggio. Quella legge fu promulgata dal Presidente della repubblica Luigi Einaudi dopo aver firmato il decreto di scioglimento delle Camere, in seguito agli scontri, verbali e fisici, avvenuti in Senato tra esponenti della maggioranza e dell’opposizione. In vigore per le elezioni politiche del 3 giugno di quello stesso anno, la “legge truffa” venne poi abrogata nel 1954.
Giorgia Lamaro -ilmegafono.org
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